«Matteotti oggi? Avrebbe cercato di
ridurre il ritardo culturale e ideologico della sinistra italiana, che ha
tenuto il potere secondo le regole del capitale invece di invertire questi
principi».
Nicola Colonna, docente di Storia delle
dottrine politiche all’Università di Bari, quando pensa a cosa avrebbe potuto
fare Giacomo Matteotti oggi, a 90 anni dalla sua tragica uccisione, non ha
dubbi.
Già, perché a quasi un secolo da quel 10
giugno 1924, quando il deputato socialista fu barbaramente ammazzato da Mussolini
e dai suoi uomini dopo aver denunciato in aula i brogli elettorali di qualche
mese prima, il pensiero e il personaggio Matteotti oggi sarebbero tutt’altro
che superati in un’Italia in tremenda difficoltà.
«Il Duce ha fatto uccidere Matteotti
non soltanto per quella denuncia fatta in aula – ricorda Colonna,
presentando sabato nell’atrio della Biblioteca comunale “Le elezioni
politiche del 1924 e i riflessi del delitto Matteotti in Puglia”, l’ultimo
libro di Mario Gianfrate – ma perché incarnava una proposta politica che, se
attuata, poteva impedirgli di portare avanti il suo progetto. Matteotti sognava
e predicava un socialismo riformatore e riformista che, attraverso la
democrazia e istituzioni democratiche più vicine agli operai e ai lavoratori, avrebbe
cambiato lo status quo vigente all’epoca creando una società più equa e più
giusta».
Un pensiero e una propaganda politica di grande attualità
nell’Italia di allora in cui si stava cercando affannosamente di stilare nero
su bianco accordi di lavoro tra i padroni e gli operai.
Idee tutt’altro che superate. «Il
deputato socialista voleva portare al potere, attraverso il voto, una nuova
classe dirigente che avrebbe fatto gli interessi della collettività e creato
una società migliore», è il refrain di Colonna, che poi spiega come «in
questo momento, Matteotti sarebbe riuscito a risvegliare le coscienze civiche
contro facili propagande».
Ma oggi chi può essere il “nuovo”
Matteotti? «Nessuno – dice convinto il professore – e l’unico che
poteva avvicinarsi è stato il primo Nichi Vendola, prima che cambiasse rotta
anche lui. Renzi, invece, è chiaramente un uomo di destra».
Francesco Mundo, moderatore dell’incontro
e rappresentante socialista in Consiglio comunale, sottolinea invece come il
Psi di oggi cerchi di seguire ancora le orme di quello matteottiano «perché
propone equità sociale e che gli utili siano reinvestiti nelle aziende e non
nelle Borse». E ricorda, poi, la figura di Giuseppe Di Vagno, il primo
parlamentare vittima del fascismo, ammazzato a Mola di Bari nel settembre
1921.
Mario Gianfrate, invece, fa un tuffo nella
storia e illustra come gli echi delle elezioni del 1924 e il delitto Matteotti
ha avuto echi anche nella nostra Regione. E a Bitonto, «dove, su 11185
votanti, i fascisti ne conquistarono quasi 9700, mentre i socialisti, tra
ufficiali e unitari, soltanto 52».