“Ringraziamo gli organizzatori della ‘4 giorni d’estate di Taranto’, in particolare l’amico Gianni Liviano, per aver invitato uno dei nostri coordinatori, il sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio, a parlare di quello che ci ha mosso nella formazione di questa nuova realtà politica che è Italia in Comune, con Michele Laforgia e Marco Lacarra“. Così Vincenzo Gesualdo, coordinatore regionale di Italia in Comune Puglia, all’indomani della rassegna di politica organizzata dall’ex assessore regionale che è giunta alla 24esima edizione.
Nella serata di venerdì, gli ospiti, tra i quali Abbaticchio, erano chiamati a confrontarsi sul tema ‘la città come polis’ ma il dibattito si è naturalmente spostato anche sul discorso più politico. Il Primo cittadino bitontino ha avuto, così, modo di parlare più approfonditamente del percorso intrapreso con Italia in Comune.
“Abbiamo creato Italia in Comune perché, con alcuni amministratori locali, ad un certo punto, ci siamo trovati a riflettere sul fatto che ci sembrava si stesse perdendo la giusta prospettiva. I partiti ‘tradizionali’, a destra come a sinistra, d’un tratto, sono sembrati troppo impegnati a parlare di leadership piuttosto che ragionare in termini di programmazione. Noi pensiamo che gli elettori sono prima di tutto cittadini. E i cittadini, oggi, hanno esigenze diverse. Le code o i costi per un esame medico specialistico, la precarietà del mondo del lavoro, la sicurezza del territorio, solo per citarne alcuni. I cittadini, non solo sono disinteressati dalle querelle di partito, ma meritano di più. Decisamente. È nata così una visione ‘comune’, per usare un termine che ci è caro, che era, innanzitutto, quella di provarci. Provarci, da noi, a cambiare le cose. Le nostre esperienze, è vero, sono quelle di gestione dell’Ente locale ‘di base’, il Comune, ma non è esso, forse, una sorta di microcosmo dove, anzi, forse più che ad altri livelli amministrativi, rilevano le grandi problematiche di un Paese alle quali, poi, nelle più alte sedi di Governo, i nostri rappresentanti cercano soluzioni (che spesso non trovano)? La nostra visione, insomma, è parlare di programmi prima che di leader. Di contenuti prima che di contenitori. Perché la leadership non è un fine, ma un mezzo per raggiungere quegli obiettivi che ci si è prefissati, una sorta di organizzazione interna perché l’attività sia più efficiente. Per tali motivi non può venire prima degli obiettivi stessi o della linea di attività”.
E, ancora, sulla ‘localizzazione’ politica del partito, il vicesindaco metropolitano ha sottolineato che “riteniamo che le “etichette” vadano poste dopo aver esaminato i contenuti stessi. Troppe volte amministrazioni catalogate come “di sinistra” hanno attuato azioni “di destra”. E viceversa. La piattaforma programmatica che lanceremo a dicembre parlerà di questo. Fino ad allora, continueremo a parlare con i territori per costruirla in modo che aderisca il più possibile a quello che i cittadini si aspettano dalla politica e che la Politica dovrebbe fare per sconfiggere paure nuove e terribili, al punto da spazzare i minimi valori umani. Secondo noi c’è bisogno di un ritorno ‘alla base’, ricominciare a parlare con i cittadini : una cosa che, sinceramente, i sindaci non hanno mai smesso di fare. Anche quando hanno preso “schiaffi” al posto di altri”.