Sospensione dall’incarico per sessanta giorni per il direttore
generale dall’Asl di Bari Domenico Colasanto. E’ quanto deciso dal presidente
della Regione Puglia Nichi Vendola, dopo che, nella giornata di ieri, Colasanto
aveva rimesso l’incarico nelle sue mani a seguito dell’accusa di concussione
contestatagli dalla Procura di Bari.
LE ACCUSE – Sin dalla mattinata di ieri sono emerse importanti novità
dall’indagine sull’omicidio di Paola Labriola, la psichiatra assassinata a Bari
il 4 settembre scorso da Vincenzo Poliseno, paziente in cura presso il Centro
di Salute Mentale nel quartiere Libertà. Domenico Colasanto, direttore generale
della Asl di Bari, ha ricevuto un avviso di garanzia, insieme ad altri
funzionari dell’Asl, Pasquale Bianco, Baldassarre Lucarelli e Alberto Gallo.
L’accusa rivolta al manager bitontino è di concussione, per aver indotto,
secondo la Procura,
i tre funzionari a falsificare alcuni documenti riguardanti le condizioni di
sicurezza nel Centro di Salute Mentale, abusando della sua posizione. Per i tre
funzionari, invece, è contestato il reato di falso.
LA REPLICA DI COLASANTO – Alle
accuse il direttore generale si difende dicendosi estraneo ai fatti e fiducioso
nel lavoro della magistratura. “Sarò
in grado di dimostrare la mia estraneità ai giudici non appena ce ne sarà
l’occasione” ha detto il manager ai microfoni del Tg3, replicando che
sarebbe stato lui stesso a segnalare alla magistratura una manomissione degli
atti: “Io non ero materialmente
nelle condizioni di intervenire sul piano. E anzi quando ho analizzato i documenti
e ho iniziato ad avere il sospetto di movimenti strani sono stato io stesso,
con una memoria, a segnalarli alla magistratura“.