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Home » Il consiglio comunale si divide sull’appello per la pace in Medio Oriente

Il consiglio comunale si divide sull’appello per la pace in Medio Oriente

Fratelli d'Italia abbandona l'aula in protesta per il mancato accoglimento di alcune modifiche richieste

Michele Cotugno by Michele Cotugno
29 Dicembre 2023
in Politica
Il consiglio comunale si divide sull’appello per la pace in Medio Oriente
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Il consiglio comunale di Bitonto si divide sull’appello alla pace in Medio Oriente.

È accaduto nell’ultima seduta durante il voto sull’appello, a firma del consigliere Rino Mangini, per il cessate il fuoco tra Israele e Palestina. Un appello che punta alla promozione della cultura della pace e della convivenza rispettosa delle diverse appartenenze culturali e religiose. E propone l’esposizione, sulla facciata di Palazzo Gentile, della bandiera della pace accompagnata dalle scritte “Israele” e “Palestina”, quale simbolo di pacificazione e come auspicio per una prossima e duratura pace: «Il consiglio comunale chiede, al sindaco e alla giunta, di farsi portavoce presso il governo italiano, anche sollecitando l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, affinché in tutte le sedi internazionali venga rispettato il “Cessate il fuoco” richiesto dalle Nazioni Unite, e che contestualmente venga consentito l’ingresso nella Striscia di Gaza di ingenti aiuti umanitari per garantire il rispetto della vita materiale delle persone e della dignità umana».

Sull’argomento anche dall’opposizione era stata presentata una successiva mozione, a firma di Franco Natilla (Riformisti). Mozione, tuttavia, ritirata per la necessaria unità che si deve ad un tema così importante: «La mozione di Mangini mi vede totalmente in linea. Ritengo auspicabile che si deliberi all’unanimità. La problematica in oggetto racchiude contenuti così delicati e urgenti per un fatto etico e morale che non possiamo dividerci».

«È chiaro che un consiglio comunale non può cambiare le sorti di un conflitto così complesso e duraturo. La nostra mozione non è deliberativa o risolutiva, perché non abbiamo nessun potere – sottolinea Mangini -. Ma non è inutile, come si potrebbe pensare, perché anche le cose apparentemente inutili possono avere un significato profondo. Questa delibera è un atto di testimonianza che questo consiglio vuol dare, in questo momento storico, da parte di tutta la comunità. È un ribadire che noi non ci stiamo. È un non voler tacere, in un mondo in cui la violenza sembra essere ormai accettabile. La vediamo passare in rassegna in tv e sui social e quindi quasi non ci facciamo più caso. Lo vediamo con il conflitto in Ucraina e con gli altri 47 conflitti che oggi si stanno combattendo, con tutte le orribili cattiverie di cui l’uomo può rendersi responsabile».

«Bitonto è una città vocata alla pace, come dicono il motto del nostro stemma e il nostro statuto» continua il firmatario, invocando il rispetto di principi internazionali quali la salvaguardia della vita dei civili e la proporzionalità della risposta: «Anche molti governi occidentali hanno richiamato il governo israeliano ad un comportamento più consono e più in linea con convenzioni e diritto internazionale».

Sotto accusa, anche il tifo cieco e strumentale, da parte di una o dell’altra fazione, e il silenzio dettato dall’indifferenza.

«Bisogna comprendere le ragioni dell’uno e dell’altro e bisogna lavorare verso una soluzione che preveda due popoli in due stati, e non più uno stato con un popolo sottomesso. Altrimenti la pace è impossibile. Questo vale per Israele e Palestina, ma vale anche per tutte le altre guerre» ribadisce Mangini, esprimendo vicinanza per due popoli che «pagano le conseguenze di decisioni prese sulle loro teste» ed evidenziando la sua condanna per la linea bellicista del presidente israeliano Netanyahu: «Non credo che tutto il popolo di Israele si senta rappresentato da un guerrafondaio».

A suscitare la contrarietà dell’opposizione è, tuttavia, un passaggio contenuto nell’ultima parte del documento, in cui si esprime sorpresa per la decisione del governo italiano di astenersi per due volte (27 ottobre e 12 dicembre) sulle risoluzioni Onu per una tregua immediata, duratura e prolungata a Gaza.

«Una decisione di cui, a tutt’oggi, non comprendiamo le ragioni, dal momento che non ci sono state spiegate» sottolinea Mangini, sostenuto da Natilla: «Non è il solo a non aver compreso la decisione del governo italiano di astenersi, su cui non è stata data una risposta. L’assenza della politica vede noi, insieme a tanti paesi dell’Occidente, soccombere e subire passivamente la politica degli Stati Uniti. Quanto è avvenuto il 7 ottobre è da condannare senza se e senza ma. Ma la risposta israeliana è assolutamente ingiustificabile ed è frutto della chiara volontà di distruggere un popolo. Rimango inorridito di fronte alle parole di quell’indegno presidente di Israele che parla di guerra senza fine. Specialmente dopo l’uccisione di 20mila civili tra cui 9mila bambini».

Il giudizio sulle decisioni del governo Meloni non è andato giù al gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, per quanto potenzialmente concorde sul documento e sulla necessità di essere uniti per la pace.

«Quel passaggio si potrebbe tranquillamente cassare, affinchè la mozione non sia divisiva e possa consentire anche il nostro coinvolgimento – interviene Domenico Damascelli -. Fare politica significa trovare una mediazione per andare incontro alle diverse sensibilità di tutti i cittadini, altrimenti è arroganza. Su sei pagine di mozione chiediamo che vengano eliminati solo due righi e mezzo, affinchè si possa votare all’unanimità il documento».

«A sentire certe dichiarazioni – continua Damascelli -, sembra che da una parte ci siano quelli che vogliono la pace e dall’altra quelli che vogliono la guerra. Questo è aberrante. Noi condanniamo la guerra, sia chiaro. Ma non ci vuole chissà quale intelligenza per capire che era una posizione di equilibrio e che un voto da una parte o dall’altra avrebbe potuto alimentare l’escalation del conflitto. In quel momento l’astensione era necessaria. Ma non devo spiegarlo io».

Tra le altre richieste, l’eliminazione delle scritte “Israele” e “Palestina”, affinchè si invochi la pace anche per tutti gli altri conflitti nel mondo.

A sostegno di Damascelli e del governo Meloni, Carmela Rossiello che chiede a Mangini di ribadire pubblicamente la condanna di Hamas, nonostante la stessa sia presente a chiare lettere nel testo della mozione, quando si esprime «la ferma condanna agli attacchi terroristici e alle atrocità compiute da Hamas, sottolineando il rifiuto per ogni forma di fondamentalismo e fanatismo».

«Lei veramente vuol farci credere che vogliate esprimere solamente stupore? Ma che crede che abbiamo l’anello al naso. Io non le credo» attacca Rossiello, lasciando sottintendere l’accusa di strumentalizzazione rivolta a quelle righe. Parole che hanno provocato la vera e propria bagarre tra la docente e Mangini.

«Se non mi crede, esca. Non è giusto accusarmi di essere un filoterrorista, come io non potrei mai accusarvi di essere guerrafondai» risponde Mangini. «Come si permette di dirmi di uscire» risponde Rossiello, invocando la presa di posizione del presidente del consiglio comunale Domenico Pinto.

L’impasse va avanti per diversi minuti, fino al momento della votazione che vede l’approvazione unanime da parte dei consiglieri presenti, vale a dire la maggioranza (solo Francesco Giordano è assente) e tre di opposizione: Franco Scauro, Francesco Natilla (Riformisti) e Onofrio Altamura (Patto Comune).

Escono dall’aula, invece, i consiglieri di Fratelli d’Italia, in protesta contro l’indisponibilità ad accogliere le modifiche richieste.

 

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