Dal consigliere comunale Franco Natilla (I Riformisti – Fronte del Lavoro) riceviamo e pubblichiamo:
In merito alla recente decisione dell’Amministrazione comunale di approvare un protocollo d’intesa legato alla realizzazione di un impianto fotovoltaico da quasi 12 MWe, ritengo doveroso esprimere un netto e motivato dissenso.
Questa scelta comporta la trasformazione irreversibile di un’area agricola di pregio, con l’espianto di oltre 1600 ulivi e la perdita di suolo fertile, compromettendo la vocazione rurale del nostro territorio e l’attività agricola locale. È evidente il contrasto con l’interesse collettivo alla tutela del paesaggio agrario e dell’ambiente.
A rendere ancora più grave la situazione sono i contenuti della deliberazione di Giunta comunale n. 63 del 5 marzo scorso. Il Comune avrebbe dovuto contestare, e non accettare passivamente, la decisione della Città Metropolitana di Bari di escludere il progetto dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Avrebbe dovuto valorizzare e fare propri i pareri negativi espressi dagli uffici regionali competenti, tra cui la Sezione tutela e valorizzazione del paesaggio e il Dipartimento Agricoltura – Sviluppo rurale e ambientale della Regione Puglia, che avevano sottolineato come “la presenza di oltre 1600 ulivi è ostativa rispetto alla possibilità di realizzazione dell’impianto”.
E invece, nel marzo 2023, senza alcun passaggio pubblico in Consiglio comunale o confronto con i cittadini, l’Amministrazione ha espresso parere favorevole, in un clima di totale silenzio istituzionale. Una decisione di tale portata, assunta senza coinvolgere il massimo organo rappresentativo della comunità e senza informare le organizzazioni agricole, è semplicemente inaccettabile. Perché si è scelto di agire nell’ombra, evitando ogni confronto democratico? Perché si è voluto escludere chi ogni giorno vive e lavora quel territorio? È legittimo chiedersi se ci sia stata la volontà di evitare domande scomode, opposizioni fondate e prese di posizione pubbliche che avrebbero potuto ostacolare un iter già deciso altrove.
Per quanto riguarda le compensazioni previste, ribadisco che si tratta di misure assolutamente inadeguate e prive di coerenza con l’impatto generato: piccoli interventi accessori come una vasca per la raccolta dell’acqua o un’area fitness non possono giustificare la distruzione di un’area agricola di valore.
Preoccupa infine l’assenza di una visione strategica sul tema degli impianti fotovoltaici a terra e la mancata attivazione di un percorso di partecipazione pubblica. Decisioni di questa portata, che incidono sul futuro del territorio, non possono essere prese senza un confronto trasparente con la cittadinanza e con le realtà produttive e sociali coinvolte.
In questo contesto, è doveroso rivolgere un plauso ai vertici della CIA – Agricoltori Italiani, e in particolare al concittadino Gennaro Sicolo, per la chiara e ferma presa di posizione assunta in merito a questa vicenda. Una posizione netta che ha contribuito in modo determinante a dare risonanza mediatica e visibilità pubblica a un problema che rischiava di passare sotto silenzio.
Serve un cambio di rotta: ogni progetto dovrà essere inquadrato all’interno di una pianificazione chiara, condivisa e orientata a uno sviluppo realmente sostenibile. La transizione energetica non può diventare un pretesto per sacrificare il paesaggio e l’agricoltura.