“Noi rappresentiamo quella grandissima parte di Italia impegnata nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno mafioso”. Lo ha detto l’onorevole Rita dalla Chiesa (Fi), alla Camera, durante le fasi di voto per l’istituzione della Commissione parlamentare Antimafia in questa legislatura. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 288 voti a favore, nessun contrario ed un astenuto. La palla ora passa al Senato. La Commissione d’inchiesta bicamerale sarà composta da 25 deputati e 25 senatori. A favore il voto di Forza Italia, non come atto dovuto, ma “per profonda consapevolezza del nostro dovere di contribuire al cammino di tante persone, il cammino di tutti, contro ogni mafia. Fino a che l’ultimo territorio del Paese non sarà libero da questa palude che inghiotte democrazia, libertà e speranze”. In primis Dalla Chiesa ha fatto menzione di magistrati, poliziotti, carabinieri, finanzieri, penitenziari “a cui affidiamo i compiti di contrasto e repressione del fenomeno”.
La grande qualità delle forze inquirenti è stata messa a disposizione anche di molti Paesi, “per avere indicazioni su come affrontare le organizzazioni criminali”. E poi ci sono “gli insegnanti e la scuola”: “non solo prevenzione o repressione, ma educazione al problema”. Dalla Chiesa ha ricordato le tante storie di ragazzi “strappati alle mafie da docenti e presidi innamorati del proprio lavoro” e i tanti “progetti di educazione alla cittadinanza e alla legalità”, che “producono frutti ormai visibili”. Un lavoro a cui si aggiunge anche quello delle Università. “La mafia verrà sconfitta da un esercito di maestre elementari”, disse Gesualdo Bufalino, scrittore siciliano del secolo scorso. “Una frase di cui oggi, più che mai, possiamo apprezzare il significato”, ha aggiunto la deputata forzista. Non da meno l’impegno di amministrazioni territoriali e locali: “l’impegno delle Regioni e dei Comuni contro le mafie è in continua crescita, anche in risposta alla strutturata presenza di Cosa Nostra, della Camorra, ma soprattutto della ‘ndrangheta, ben oltre i territori del suo tradizionale insediamento”. E, ha aggiunto, “non possiamo dimenticare il ruolo delle Prefetture più attive contro la colonizzazione mafiosa, o a quello delle strutture ed agenzie di Governo, come il Commissario Antiusura o l’Agenzia dei Beni confiscati”. Il pensiero, poi, ricade sulle associazioni di cittadini, che “lavorano grazie alla voce importante di tanti giovani e giovanissimi: i ragazzi devono diventare i nostri alleati. Siamo noi che dobbiamo aiutarli a liberare i loro territori dalla paura”.
L’Italia è il Paese che “prodotto le organizzazioni mafiose”, ma è anche quello che “ha lottato ed è stato testimone del sacrificio di sangue dei suoi uomini per regalarci futuro e speranza”, ha detto ancora dalla Chiesa con voce commossa. “Mai dimenticarne i nomi, le voci, il dolore delle famiglie e di chi ha avuto la propria vita segnata da strappi violenti. Quella è l’Italia, quello è lo Stato, di cui tutti noi dobbiamo essere sostegno e memoria”. Mai e poi mai “cercheremo su questi temi speculazioni politiche”: “la lotta alla mafia non deve avere né colori, né simboli”. E tra gli applausi, Dalla Chiesa ha ricordato il suo papà: “Vorrei ricordare una frase che continua a rappresentare il senso più vero della lotta alla mafia. La pronunciò il Prefetto dalla Chiesa all’indomani dell’omicidio di Pio La torre, il primo maggio 1982, davanti ai Maestri del Lavoro a Palermo. Disse: ‘Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti’”.