La risoluzione Mongiello va decisamente
nella direzione auspicata dal CNO di porre le condizioni per un
intervento complessivo ed incisivo finalizzato ad arginare il
processo di declino che il sistema olivicolo italiano ha subito negli
ultimi anni e gettare le basi per una iniziativa di rilancio, andando
ad aggredire i principali punti di debolezza del settore che
risiedono nelle critiche condizioni strutturali e competitive delle
aziende olivicole italiane.
La risoluzione Mongiello prende le
mosse da un’analisi realistica della situazione, denunciando
l’inerzia che c’è stata da parte delle Autorità nazionali, le quali
hanno ignorato le grida di allarme che provenivano dal mondo degli
operatori e segnalando i grandi progressi che le olivicolture
concorrenti rispetto alle nostre hanno compiuto di recente, sia in
Europa che nel resto del Mondo.
La conclusione è spietata, ma
attendibile: il sistemo produttivo dell’olio di oliva in Italia ha
perso il primato che per secoli ha mantenuto a livello globale e
rischia di essere sopraffatto da concorrenti che investono, sono
orientati verso la modernità e l’innovazione ed hanno avuto il
coraggio di mettere da parte modelli ormai obsoleti e improduttivi.
Nella logica della competizione
globale, ci sono poi diversi Paesi, come gli USA, l’Australia, il
Cile, l’Argentina, i quali investono massicciamente, selezionano le
più utili e promettenti strategie competitive e si propongono la
finalità a lungo termine di aggredire la posizione, tuttora
privilegiata, della produzione italiana di qualità.
La proposta di impegnare il Governo a
varare un piano nazionale olivicolo, adeguatamente dotato di risorse
finanziarie, tali da implementare interventi strutturali di ampio
respiro nelle aree che esprimono il maggiore potenziale competitivo
ed orientato alla innovazione, al ricorso alle migliori tecnologie
disponibili ed all’automazione dei processi, è sostenuto, oltre che
essere apprezzato, dal CNO.
La nostra organizzazione, infatti, da
anni denuncia il calo di competitività; evidenzia la piaga
dell’abbandono della coltivazione; insiste sul dramma della mancata
remunerazione dei costi di produzione sostenuti dagli olivicoltori e,
di conseguenza, si batte per un intervento di modernizzazione
dell’olivicoltura.
A fine settembre 2012, quando si
iniziava a parlare in Italia di come impostare la nuova
programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2020, il CNO ha avanzato
la proposta per la predisposizione di un sottoprogramma tematico a
favore del sistema dell’olio extra vergine di oliva, con interventi
strutturali all’altezza delle necessità e con il rilancio del ruolo
delle OP, come strumento di aggregazione della produzione agricola,
estremamente polverizzata, rispetto alle altre componenti della
filiera.
La proposta di un nuovo piano olivicolo
nazionale, così come formulato nella risoluzione 7-00625 Mongiello
deve essere assolutamente approvato e posto all’attenzione del
Governo che ha la responsabilità di reperire le risorse finanziarie,
di formulare il programma degli interventi e di attuarli in modo
efficace, efficiente e tempestivo, anche con il supporto convinto
delle Regioni interessate e mobilitando tutte le risorse disponibili
a livello nazionale ed europeo, con particolare riferimento a quelle
dello sviluppo rurale.
Requisiti essenziali del piano
olivicolo nazionale
Il CNO apprezza l’iniziativa
parlamentare finalizzata alla richiesta di un intervento governativo
specifico a favore del settore dell’olio di oliva e ritiene opportuno
evidenziare alcune condizioni essenziali che l’intervento dovrebbe
soddisfare e finalità strategiche che dovrebbe perseguire.
In particolare, ad avviso del CNO è
necessario che il piano olivicolo nazionale soddisfi tali con
dizioni:
-
Individui un percorso nuovo
e serio, capace di incidere sui nodi reali che limitano la
competitività e condizionano la possibilità di mantenere la
posizione di prestigio che la filiera olivicola italiana ha
conquistato nel tempo; -
Preveda tempi certi di
realizzazione dei diversi interventi, selezionando delle
tappe intermedie per eseguire il monitoraggio e la valutazione sui
risultati ottenuti, misurando gli scostamenti e prevedendo
adeguamenti e modifiche in caso di necessità; -
Prefiguri certezza ed
adeguatezza delle fonti di finanziamento per la
realizzazione degli interventi, con la mobilitazione di risorse
nazionali, regionali ed europee. I 90 milioni di euro da ripartire
nell’arco di un triennio di cui si parla nella risoluzione Mongiello
sono un punto di partenza importante, ma non all’altezza di quanto
esigerebbe un intervento strutturale sul settore che risulti davvero
incisivo. Oltre ai classici incentivi per gli investimenti
materiali, è necessario prevedere degli strumenti di ingegneria
finanziaria, del tipo quelli di recente annunciati dalla Banca
Europea per gli Investimenti (BEI); -
Contenga un pacchetto di misure e
di interventi tali da suscitare un forte impulso per
il rilancio del settore che, va ricordato senza sottacerlo, è stato
abbandonato da tempo dalla politica, dall’Unione europea e dalle
Regioni; -
Infine, il piano olivicolo deve
essere tale da coinvolgere direttamente le imprese agricole,
le quali sono chiamate a realizzare investimenti in impianti,
strutture, attrezzature e tecnologie innovative tali da richiedere
una notevole mobilitazione di capitali. A tale riguardo, è
fondamentale sviluppare il principio contenuto nella risoluzione di
lavorare a livello di “distretti rurali dove si trovano zone a
vocazione olivicola” e fare in modo di lavorare con progetti
integrati a scala territoriale.
Ulteriori proposte CNO
Ad integrazione di quanto contenuto
nella 7-00625 Mongiello, il CNO ritiene che si debba procedere conl’immediato coinvolgimento delle Regioni interessate,
le quali a loro volta hanno la possibilità di mobilitare le risorse
e gli strumenti contenuti nella nuova programmazione dello sviluppo
rurale per il settennio 2014-2020, con particolare riferimento ai
sottoprogrammi tematici.
Inoltre a livello regionale si devono
creare le condizioni per eliminare tutti gli ostacoli amministrativi
e regolamentari che potrebbero rallentare e, nei casi peggiori,
impedire un intervento di ristrutturazione.
Il CNO è dell’avviso che sia opportunoistituire un tavolo di filiera per il piano olivicolo
nazionale, articolato in un livello centrale, creato in
ambito Ministero per le politiche agricole e forestali e in un
livello territoriale, da definirsi nell’ambito degli assessorati
all’agricoltura delle Regioni coinvolte.
Un’operazione preliminare alla
redazione del piano è il confronto con i servizi della
Commissione europea, ai quali rivolgersi per selezionare il
migliore pacchetto di misure realizzabile, compatibilmente con le
norme comunitarie in materia di concorrenza e di aiuto di Strato e
mobilitare risorse finanziarie reperibili nelle iniziative
comunitarie per la ricerca e l’innovazione.
Il piano olivicolo nazionale non deve
prescindere dalla necessità di portare avanti l’iniziativa
dell’alta qualità per l’olio extra vergine di oliva italianoe attivare interventi per la promozione del prodotto sul mercato
domestico e su quello di esportazione.
Infine, una enfasi particolare deve
essere dedicata al tema dell’aggregazione e della
organizzazione economica nella filiera olivicola, anche alla
luce delle novità contenute nella nuova ocm unica (regolamento
1308/2013), dove si introduce lo strumento della contrattualizzazione
tra produttori olivicoli ed acquirenti industriali e commerciali e si
pongono le basi per una rivisitazione ed un rilancio del sistema
delle organizzazioni di produttori (OP) e degli organismi
interprofessionali (OI).