Dall’ufficio stampa di Giuseppe Cannito riceviamo e volentieri pubblichiamo.
«Perché
i pugliesi devono puntare su un cavallo come Emiliano che ha già
perso su temi come lavoro, sanità ed ecologia? Votare 5 stelle
significa dare novità e un po’ di imprevisto alla Regione».
Giuseppe
Cannito, candidato consigliere regionale in quota Movimento 5 stelle,
non le manda a dire e spiega i motivi per i quali Michele Emiliano
non è l’uomo adatto a diventare il nuovo presidente pugliese.
Lo
direbbero i numeri. «L’ex sindaco di Bari – sottolinea –ha dichiarato che i 10 anni di Vendola sono stati meravigliosi,
dimenticando però che le statistiche dicano l’esatto contrario.
Sulla
sanità, infatti, Vendola lascia
un tacco d’Italia al penultimo posto per i Livelli essenziali di
assistenza (Lea), e una delle pochissime Regioni che paga il ticket
sulle ricette mediche, per non parlare poi delle liste d’attesa mai
diminuite nonostante gli sforzi.
Sulle
politiche del lavoro, gli ultimi dati dicono che 6 giovani su 10 di
età compresa tra i 15 e i 24 anni non lavorano, e ciò rende la
Puglia ben al di sotto della media nazionale ed europea.
Non
va meglio neanche sull’ambiente, perché poco si è fatto per
risolvere questioni spinose (Taranto,
Brindisi, Manfredonia) o
per una migliore gestione della situazione dei rifiuti. Non
sorprende, allora, che le discariche baresi siano tutte chiuse e che
la raccolta differenziata superi di poco il 20%.
E’
un caso, forse, che Sinistra ecologia e libertà, il partito del
governatore uscente, abbia cambiato nome?».
La
domanda, allora, è questa? «Se
Emiliano definisce meraviglioso il mandato di Vendola, qual è
l’obiettivo del centrosinistra e della sua accozzaglia di liste?».
Da
Cannito, allora, arriva un messaggio forte e chiaro: la Regione deve
cambiare verso e rialzarsi. E lo può fare soltanto votando Movimento
5 stelle.
«Sulle
tematiche ambientali – spiega
– noi
vogliamo progetti più seri di riconversione di aree contaminate
magari seguendo gli esempi di altre realtà europee, ma soprattutto
svincolandoci da qualsiasi diktat di lobby e multinazionali che hanno
il monopolio in questi settori.
Sul
dramma del lavoro, invece, la
politica può creare posti di lavoro, ma compiendo le scelte giuste.
Ci sono studi che dicono chiaramente che se una pubblica
amministrazione investe un miliardo di euro nelle grandi opere
sblocca appena 600 posti di lavoro, mentre se quella stessa somma
viene investita in agricoltura biologica ne genera 4mila. Si deve
ripartire dal merito e svincolare la maggior parte dei settori dalle
decisioni e dal clientelismo politico».