Con lui, persino il social più ingannevole, Facebook, recuperava il meglio della sua natura. Davvero diveniva un’agorà virtuale e fascinosa, un luogo dove ognuno poteva incontrare la parte più ancestrale, lo spazio in cui la memoria si faceva collante invisibile delle vicende di una comunità. Per molti utenti, per lo più bitontini, ma non solo, l’appuntamento con i suoi video era imperdibile. Perché Gaetano Fallcara era un cantastorie impareggiabile: pescava nell’oceano della sua memoria, sempre carezzato dalla brezza dell’ironia, i ricordi più lucenti che intrecciavano magistralmente la microstoria dei nostri luoghi con la macrostoria dell’umanità. Virtù mirabilmente instillate nei suoi eredi, ben più di qualsiasi lascito materiale. Spesso, il tutto era illustrato dalla forza icastica del nostro meraviglioso dialetto. Nel suo cuore di uomo che aveva vissuto per il lavoro e la famiglia, rotolavano allegramente quotidianità d’epoca, guerre mondiali, avventure sportive, immagini di cadute e rinascite. Insomma, era un autentico spettacolo. La regia sapiente, superfluo aggiungerlo, del figlio Pasquale, profondamente innamorato del papà e dell’anima della bitontinità più antica. Ieri, Qualcuno ha deciso che il “maestro muratore” – mestiere di una nobiltà eccezionale, oggi delittuosamente obliata- doveva andare ad allietare gli angeli con i suoi seducenti “cantari”. A noi, che lo abbiamo conosciuto su un account, non basterà rivedere gli emozionanti video a lenire la nostalgia che già si fa immedicabile…