8
settembre 1943. Il maresciallo Pietro Badoglio, nominato Capo del Governo, dopo
la destituzione di Mussolini, proclamò ai microfoni dell’EIAR la fine delle
ostilità verso gli Alleati. Due giorni fa ricorreva il settantesimo anniversario.
Ed è anche per celebrare la ricorrenza che il bitontino Michele Giorgio ha realizzato “Venti
di Resistenza”, presentato ieri nella Sala degli Specchi di Palazzo
Gentile.
“Il libro è un’occasione di fare memoria su
una data fondamentale della nostra storia. Una data spartiacque su cui non si è
ancora scritto tutto. L’8 settembre 1943 è un capitolo ancora da completare sul
cui ruolo molti studiosi ancora dibattono. C’è chi parla di morte della Patria
e chi di rinascita di una Patria nuova, epurata dalla retorica fascista. Io
concordo con questi ultimi” ha sottolineato Valentino Losito, presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti,
intervenuto dopo la breve introduzione del sindaco Michele Abbaticchio.
L’opera
di Giorgio ha, secondo Losito il merito di “raccontare
la storia non dal punto di vista dai potenti, ma con gli occhi della gente
comune, di coloro che solitamente la storia la subiscono”. “Si ricostruisce – ha proseguito il
giornalista – quella che mi piace
definire la memoria domestica della guerra, quella memoria che ogni famiglia
custodisce”.
“Solo nel tracciato della Repubblica
Democratica anche quella destra erede del fascismo ha potuto seguire un
percorso che l’ha portata al patriottismo costituzionale” ha continuato,
concludendo l’intervento con l’invito, al mondo della scuola, a ripristinare lo
studio dell’educazione civica: “I
diciottenni siano convocati al Comune e venga data loro una copia della
Costituzione e del regolamento comunale”.
D’accordo
con l’analisi di Losito è Marco Vacca, presidente dell’Università dell’Anziano
di Bitonto: “L’8 settembre non può essere
definita “morte della Patria”, perché quest’ultima era già morta nel ’40,
quando attaccammo alle spalle la Francia”.
“Il momento della resistenza fu il primo vero
momento di unità del Paese e di convergenza di più forze politiche. Quello
spirito di coesione non c’è più stato in Italia” ha aggiunto Vito Lacirignola, direttore della Stilo
Editrice.
“I personaggi del mio libro sono coloro di
cui spesso non sappiamo neanche i nomi, sono solo numeri. Ma solo coloro che
hanno concretamente fatto la storia” ha affermato, infine, l’autore,
motivando la realizzazione dell’opera con la volontà di “raccontare e raccontarmi. Chi leggerà il libro troverà, tra le frasi
pronunciate dai protagonisti molte delle idee per cui mi sono sempre battuto”.