Nella
lunga storia della lotta alla mafia e dei rapporti tra mafia e Stato
c’è uno spartiacque. È la legge n° 646 del settembre 1982, meglio
conosciuta come Rognoni-La Torre, che ha istituito per
la prima volta nel codice penale la previsione del reato di
“associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente
previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione
illecita di capitali. In altre parole, il sequestro e la confisca dei
beni mafiosi.
Il
testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata
alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980, che aveva come primo
firmatario Pio La Torre, e alla cui formulazione tecnica
collaborarono anche due giovani magistrati della procura di Palermo,
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ebbene,
l’allora segretario siciliano del Partito comunista ha pagato con la
vita l’idea rivoluzionaria: Toto Riina e compagni lo hanno ammazzato
– assieme alla sua scorta, Rosario Di Salvo –, il 30 aprile 1982
a Palermo.
Tutto
questo è “Sulle
ginocchia – Pio La Torre, una storia”, il
libro scritto da Franco La Torre, figlio di Pio, per oltre 13 anni
membro di “Libera” di don Luigi Ciotti, nonché storico,
ambientalista e parlamentare.
Il
volume sarà presentato domani al Torrione in una iniziativa promossa
dal presidio bitontino di “Libera”
e dalla Libreria del teatro.
Dialogheranno
con l’autore Piero Ricci, giornalista di “Repubblica”,
Antonella
Morga, segretaria CGIL Puglia e membro del direttivo di Libera
Puglia, e Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vicepresidente di
Avviso Pubblico.
L’appuntamento
è alle 18.30.