Sembra
quasi di stare lì ad osservare i rumori con Matilde.
Nel
baccano di una classe dove insieme agli aerei di carta volano i sogni dei
bambini, il disagio non l’abbatte.
La
bimba cerca e crea il modo per risolvere i suoi problemi con semplicità.
La
forza e la tenacia contraddistinguono anche il suo creatore Vito Palmieri, la
cui voce ha incontrato la nostra penna.
Leggevo
un titolo giorni fa su un giornale, in prima pagina: “Lavorare nel
cinema in Italia oggi non paga, meglio aprire una gelateria a Berlino”. Cosa ne
pensi, vorresti anche tu cambiare mestiere?
«Purtroppo, sì, è difficile. Il
momento che stiamo vivendo in Italia non è certo dei migliori però chi decide
di fare questo lavoro non può che essere ottimista e avere la forza di
misurarsi col proprio mestiere. Per il lavoro? Da grande farei
assolutamente il regista!»
Ad
oggi qual è il più grande avversario da battere?
«Beh, non ragioniamo per avversari
se si decide di raggiungere un obiettivo ben preciso. Di certo al momento la
situazione economico-culturale in Italia non è di grande aiuto, non permettendo
di raccontare sempre in modo genuino quello che si ha nel cuore».
“Matilde”
sta vincendo ovunque: TIFF,
Toronto International Film Festival, nella sezione Kids, le giurie del Riff, Rome Independent Film Festival, e del Festival del cinema europeo di Lecce te lo aspettavi?
«Sono felicissimo proprio perché non
vivo d’aspettative e vedere questi riconoscimenti dà tanta forza ed entusiasmo.
Bisogna tener conto che “Matilde” è stato prodotto da un’associazione di
genitori di bambini audiolesi, fatto in poco tempo e le belle notizie, per
fortuna, giungono ogni giorno».
Matilde
risolve il problema della sua sordità con la semplicità che solo i bambini
sanno avere, quanto di Vito Palmieri c’è in Matilde?
«Senza dubbio la voglia di risolvere
le cose che turbano da soli, con semplici aneddoti».
Bitonto?
La porti nel cuore e nei tuoi film?
«Certo! Ho vissuto a Bitonto fino
all’età di 18 anni, mi sono formato lì e ho passato l’età più bella, quella che
più segna un uomo: l’adolescenza. È proprio quella che racconto
sempre, le fil rouge delle mie storie».
Progetti per il
futuro?
«Sto pensando di raccontare storie
un po’ più lunghe. Per il momento mi godo questi giorni dopo Toronto e
Berlino».
Il treno
correva sulle rotaie quella mattina.
Correva
insieme a quelle immagini che si allontanavano e quasi si sentiva il profumo
dei fiori di pesco, ci si perdeva in quell’azzurro.
Azzurro,
come gli occhi profondi di Matilde.
Auguri
Vito…