“Una città… una chiesa… un vescovo… Bitonto e Mons. Marena”.
È questo il titolo del convegno di studi tenutosi ieri all’Auditorium
“E. e A. Degennaro”.
Per inaugurare il periodo dedicato ai santi taumaturgici, che culminerà
con la festa esterna della terza domenica d’ottobre, la Fondazione Santi Medici non poteva non pensare a Mons. Aurelio Marena, il vescovo che ha
fortemente voluto la costruzione della Basilica.
Marena è stato l’ultimo vescovo di Ruvo-Bitonto, prima della
soppressione della diocesi. Dal 1950 al
1978 ha segnato profondamente la vita religiosa e pastorale della nostra città,
in cui sono custodite le sue spoglie.
Sono gli anni della “generazione
della carezza di Papa Giovanni XXIII”, come definita da Valentino Losito, e del Concilio
Vaticano II. Il periodo termina con il 1978, anno terribile che ha segnato la
storia del nostro paese e la fine drammatica della giovinezza politica dei nati
negli anni ’50.
Proprio in questo periodo storico, si attestano gli avvenimenti e gli
aneddoti raccontati dai laici e religiosi, relatori del convegno di ieri sera.
Oltre al presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, in quegli
anni muovono i loro passi nella fede anche la professoressa Gaetanina Antonia Florio e il professor Marco Vacca.
«Al suono delle campane, io penso a Mons.
Aurelio Marena» racconta quest’ultimo,
ricordando che il vescovo aveva dedicato ogni campana ai Santi (ai Santi Medici
e ai tre fratelli martiri, a Sant’Aurelio Agostino e a sua madre Santa Monica,
al Cuore di Gesù e alla Sacra Famiglia, a San Rocco, a san Michele, a san
Paolo, all’Immacolata, a san Domenico…).
«Marena, poco dopo essere stato nominato
Vescovo della nostra diocesi, inviò un assegno cospicuo al sindaco di Bitonto,
Calamita, per dar sostegno ai poveri» ricorda ancora il professore, che dallo stesso vescovo avrebbe potuto
essere ordinato sacerdote. Il simpatico episodio vede tra i protagonisti anche don Antonio Mattia, “reo” di avere
cestinato la sua lettera.
«Ho salvato la diocesi» replica ironicamente il prete, prima di
raccontare insieme a don Giuseppe
Ricchiuto la storia del Vescovo, vista dai religiosi.
Immancabile anche l’intervento di don
Ciccio Savino, ultimo sacerdote ordinato da Marena che ha raccolto i suoi
pensieri e le sue angosce negli anni immediatamente precedenti il suo ritorno a
Napoli.
«Bisogna usare la chiave di lettura del
presente per analizzare gli anni di Marena» è la convinzione del Rettore, che torna sulla vita del
Vescovo a distanza di un anno.
Già il 17 ottobre 2013, infatti, la Fondazione si era fatta promotrice
di un Convegno, i cui atti, insieme alle testimonianze del prof. Vincenzo Robles e di Minguccio
Muzio, amico del vescovo, sono confluiti nel volume “Mons. Aurelio Marena Vescovo
(1950-1978)”, presentato ieri dallo stesso Robles.
L’incontro, però, si è aperto con il ricordo e la solidarietà nei
confronti del 14enne napoletano, vittima di un’aggressione brutale che lo ha
portato a lottare ora tra la vita e la morte.
È stato don Ciccio Savino, in qualità di pastore, a spiegare che «dopo episodi del genere non si può evitare
di porsi una domanda educativa: cosa possiamo fare per evitare questo?».