“Se tutte le stelle del mondo/A un certo momento/Venissero giù/ Tutta una serie di astri/Di polvere bianca scaricata/ dal cielo/Ma il cielo senza i suoi occhi/Non brillerebbe più…”.
Rintocca una voce d’argento nell’aria serotina d’estate e ti aspetti che davvero accada il miracolo auspicato da quel genio mattocchio e tascabile e inarrivabile che fu Lucio Dalla.
Schiudi le palpebre e tutt’intorno scorgi sorrisi e parole a suggellare la presentazione di una piccola, preziosa silloge di poesie dal titolo “Melodramma carsico“, perché, in fondo, la vita è proprio così: una tragedia che somiglia ad una commedia o viceversa, ognuno faccia come più gli aggrada, attraversata- quando il cuore è puro – da una melodia siccome musicale tappeto ai giorni.
E ci vogliono occhi speciali (occhi di cielo, come nella canzone?) per cogliere quel che non si vede, massime inquietudini, e metterlo per iscritto nel mare del silenzio della pagina bianca.
Allora, il verso è dolce e puntuto al contempo, sorretto dalla ruvida ironia di chi ha vissuto mille tempeste sciogliendo vele incontro al vento di ieri, che, fra procelle e bonacce, sospinge il veliero alla volta del domani.
Ferite nel petto, innumeri, mai nascoste, anzi fonte ognuna di ispirazione per i componimenti che fanno di questa plaquette un canzoniere d’amore, scandito proprio come un’opera antica.
Il preludio che introduce nel labirinto suadente delle parole il lettore, poi la genesi quasi a dire le ragioni del dettato poetico, il primo atto dell’esistenza, l’intermezzo di sospesa meditazione, il secondo atto sempre ad indagare i misteri dell’anima, l’epilogo più vero che ci sia: l’enigma si fa chiaro dinanzi ad uno specchio (o, almeno, si spera).
E dunque, la luce promessa dal cantautore felsineo, innamorato del basket e delle Tremiti, dov’è?
Eccola, è lì che splende nel cuore della poetessa che ne ha fatto dono ai presenti: Federica Monte, chè il suo nome è, appunto, fede nei palpiti più segreti e libertà di essere sempre, a costo di dolori e rinunce.
Ma questa è la materia dei sogni fatti di carne e meraviglia e la poetessa, abituata ad essere autentica, non ci può fare niente, non cambierà mai e noi, per questo, “non la perdoniamo” e le siamo eternamente grati…