Per cercare di dare una definizione in qualche modo decorosa e coerente al sentimento, lo prenderemo in considerazione seguendo due forme dialettiche diametralmente opposte.
Prenderemo in questione “l’uomo in quanto sentimento”: come l’uomo esplicita azione secondo tale; quindi: “sentimento in quanto tale”, ossia, in quale maniera esso stesso può essere esplicitabile in quanto azione dall’uomo.
Uomo in quanto sentimento
L’uomo gode della possibilità del sentimento in maniera tale da rapportarsi agli enti che lo circondano: agisce poiché “sentimenta“. Qualsiasi azione operata dall’uomo sembra in vece del proprio sentimento, del proprio, etimologico, sentire. Sentire porta eco a molti significati, tra i quali, percepire. Percepire ossia: poter toccare, e quindi, potersi rapportare a qualcosa di, tautologicamente, tangibile.
L’uomo agisce poiché ha sentimenti: ossia ha, grazie a questi, un collegamento all’immanente, una spinta che gli permette di voler fare. I sentimenti fanno goder l’uomo di quella nietzscheiana “volontà di potenza”: se l’uomo non ne sentisse il bisogno, non agirebbe. Se non sentisse non agirebbe, se non “sentimentasse”, non agirebbe.
L’uomo quindi utilizza i sentimenti come spinta alla possibilità: esplicitarli secondo azione significa avere, a priori, sentitone la necessità. Catalizzatori della volontà: invogliano l’uomo a rapportarsi alla materia, od agli enti, facendoglieli percepire, non solo in quanto tangibili, ma in quanto modificabili.
I sentimenti sembrano quindi essere la parte dell’uomo che ne catalizza la volontà: se non sentisse non avrebbe il desiderio o la volontà e consequenzialmente non agirebbe. Essi differenziano l’uomo dall’animale che esplicita azione secondo istinto: l’uomo non è manchevole di questa peculiarità, d’altronde vien detto “animale sociale”, ma ha la possibilità di poter agire grazie ai sentimenti. L’uomo agisce poiché “sentimenta”.
Sentimento in quanto tale
Per analizzare il sentimento in quanto tale forse sarebbe utile ragionare a rovescio. Ossia: procedere attraverso negazioni logico-dialettiche concrete senza dar nulla per tautologico.
Partiamo subito dalla constatazione più logica: non essendo, il sentimento, qualcosa di effettivamente tangibile, di toccabile, concreto e visibile, se non in quanto azione causa suis, il sentimento si astiene in quanto fenomeno. Non è quindi qualcosa di presente in natura, e neanche è possibile riprodurlo artificialmente. Questo significa che, non essendo fenomeno, fa parte della sfera dell’intelligibilità umana. Quindi, della sfera inerente il pensiero.
In quanto facente parte della sfera intelligibile, ora dobbiamo verificarne la sua forma astratta: è un concetto? Se questo fosse un concetto, dovrebbe essere quel qualcosa che permette all’uomo di produrre qualcosa in base ad esso. Insomma, grazie ad esso, l’uomo produrrebbe qualcosa nella realtà fenomenica, qualcosa di ben preciso, concreto e materiale. Il prodotto dovrebbe quindi rifarsi direttamente al concetto. Ciò significa che analizzando il prodotto si può risalire al concetto che ne ha predisposto la creazione. Nel nostro caso, appunto, il sentimento. L’uomo però non esplicita il sentimento per produrre qualcosa di determinato: esplicita per sentimento che ne catalizza il desiderio o la volontà.
Riprendiamo quanto detto in “uomo in quanto sentimento” ed interpretiamo quanto scritto: il sentimento è quello che permette all’uomo di poter agire, poiché ne sente il desiderio. Questo significa che il sentimento non produce qualcosa di determinato all’interno della realtà effettuale, poiché non è un concetto dal quale partire per la creazione, come abbiam visto, eppure, se lo si considera come l’esplicitazione di un’azione “contro-volontà”, potremmo rinvenirne un risvolto ontologico interessante.
Quando si agisce, magari per abnegazione, oppure, si agisce per amore, significa che la volontà è stata catalizzata da uno dei due sentimenti e le azioni esplicitate non sono catalizzate da essa. Questo significa che il sentimento è rinvenibile sotto forma quasi ontologica nella rappresentazione di sé: nelle azioni che l’uomo esplicita secondo lui stesso. Ci sono cose che l’uomo non potrebbe mai fare esplicitando secondo volontà: eppure, grazie al sentire, al percepirne il bisogno, riesce anche a “mettere in moto” il proprio volere.
Il sentimento è il bisogno che l’uomo percepisce di agire poiché sente, poiché è legato a qualcosa, qualcuno, ed anche quando la volontà non ne permetterebbe l’esplicitarsi di talune azioni (non-volontà), il sentimento ne catalizza la “messa in funzione”.