Si può rimanere ancorati alla propria terra osservando il mondo e le cose attraverso lo stesso sguardo, con un approccio consueto; oppure si può rimanere attraccati e al contempo estendere i propri interessi verso luoghi inesplorati e sconosciuti, muovere il passo verso ciò che stimola la curiosità, educando gli occhi e il cuore ad una spiccata sensibilità per tutto ciò che è “altro da sé”. Questo Raffaello Fusaro lo diceva già in un’intervista di anni fa rilasciata per Pugliaeccellente: «quando penso di essere pugliese la considero una fortuna perché io ho delle radici, come gli alberi di ulivo, piantate nella nostra terra, ma con dei rami che possono espandersi oltre …»; con lo stesso spirito, lo stesso desiderio di sondare nuove strade ora si cimenta nella realizzazione del suo primo film documentario “Le favole iniziano a Cabras”, prodotto nel 2015 da Twelve Entertainment in collaborazione con Albamada e sostenuto da Sardegna Film Commission.
Dopo numerosissime e gremite proiezioni, le favole di Fusaro approdano nella sua Bitonto, riscuotendo enorme successo e affascinando il pubblico riunito nell’atrio di palazzo Rogadeo. L’associazione Just Imagine – già distintasi per altre iniziative orientate alla crescita e allo sviluppo culturale del territorio – ha inserito un programma di rassegne cinematografiche nell’ambito della Bitonto estate, invitando sei artisti originari della nostra città a presentare i loro lungometraggi, e ha scelto di inaugurare questo percorso proprio con “Le favole iniziano a Cabras”. Il film è andato in onda più volte volte su Sky Arte e prossimamente in Rai, oltre che selezionato al Byron Bay Film Festival in Australia, all’International Puerto Rican Heritage Film Festival e al Brooklyn Film Festival di New York.
Grazie al dibattito a due voci fra l’artista e Viviana Minervini, giornalista del da Bitonto e presidente dell’associazione Just Imagine, è stato possibile ricostruire l’idea originaria del docufilm e seguirne lo sviluppo. In Sardegna per collaborare con Rocco Papaleo nella produzione del film “Una piccola impresa meridionale” (2013), girato interamente in provincia di Oristano, Raffaello Fusaro si perde nel tempo libero fra le strade tortuose, assolate e silenziose di una parte dell’isola incontaminata, quasi esclusa dalle zone balneari più note e affollate, lontano dal frastuono della vita mondana, capace di custodire misteri poi dischiusi dal regista bitontino, quando decide di dedicarvi un documentario. Con la stretta collaborazione di Gianfranco Mura, fotografo e artista, Fusaro inizia a progettare il suo personale viaggio.
Poiché «tutti hanno bisogno di una favola», in uno scenario quasi onirico, da voce alle storie di alcuni uomini di Sardegna che hanno fatto della loro passione una vocazione di vita, spesso esportando e rinnovando altrove antiche tradizioni sarde, come lo stilista Antonio Marras e lo scultore che faceva suonare le pietre Pinuccio Sciola (venuto a mancare da poco) per proporre solo alcuni dei protagonisti.
Non c’è banalità, non c’è ostentazione, non c’è bisogno di gratificazione dietro le scelte di vita di questi uomini e di queste donne, piuttosto la ricerca del bello, della passione, di un rapporto intimo e infinito con la propria terra, con i luoghi della loro anima. È questo lo scopo del regista Fusaro: inquadrare un’antropologia diversa da tutte le altre, definita probabilmente anche dall’insularità che la caratterizza; evidenziare il rapporto con il mare, interlocutore prediletto dello spirito umano, e con le piccole cose; individuare la capacità, quasi del tutto perduta nella nostra epoca, di cogliere grandi silenzi e di conviverci; seguire la propria storia personale oltre l’orizzonte del conosciuto.
Colpisce la consapevolezza dell’irripetibilità e dell’autosufficienza della natura, che in Sardegna secondo il navigatore oceanico Gaetano Mura «ha fatto così bene e così tanto che l’uomo dinanzi a lei quasi si impigrisce, poichè sa di non poter fare di meglio». Nella magia di questo rapporto, si trova la chiave per riscoprire il legame con la propria terra e si dà risposta ai segreti antichi sull’esistenza del mondo. Forse per questo i canti degli uomini e i suoni della natura sembrano susseguirsi nel docufilm senza soluzione di continuità e spesso si confondono, perché sull’Isola l’uomo è nella sua terra ed è la sua terra.
La scia di uomini che corrono scalzi, perpetuando una processione millenaria, attorno alla quale sono cucite le storie di un popolo, vuole essere forse metafora dell’uomo che corre in avanti nel mondo ma non disperde il valore di ciò che è e di ciò che ha: il profondissimo legame con le origini. È bello pensare che Raffaello Fusaro abbia trovato a Cabras e in Sardegna, fra tante favole, la sua favola personale e vi abbia scoperto un frammento della sua esistenza, che lo impegna in tante parti del mondo senza mai fargli smarrire la bellezza di un ritorno alla terra di casa.
Artista poliedrico e al servizio della cultura nel suo senso più vasto, interprete di teatro, drammaturgo, regista e autore di sceneggiature, Raffaello Fusaro ha recentemente realizzato i testi per “Quando la musica racconta” spettacolo presentato al Festival dei Due mondi di Spoleto e ha partecipato anche quest’anno al Festival Caffeina di Viterbo, intervistando pubblicamente intellettuali scrittor confrontandosi con personaggi di spicco della compagine letteraria del nostro tempo. Autore dei testi di un prezioso volume artistico a edizione limitata (The World Atlas Book) per Laminam, società emiliana leader nel mondo grazie alla produzione di ceramiche di alto profilo, ha moderato e condotto un incontro con noti “archistar” internazionali durante la tavola rotonda di apertura della Biennale di architettura di Venezia in corso.
Just Imagine vi aspetta per il secondo appuntamento con Arena Rogadeo il 19 luglio alle 21.00 per la proiezione di “Oro blu. Conversazioni dal mare”, docufilm di Marco Gernone, Andrea Ferrante, e la produzione DinamoFilm con Danilo Dell’Olio e Gianfranco Parisi.