“L’addio in agguato/in ogni nostro arrivederci”.
Mariella De
Santis è tutta in questo distico, leggero e dolente come un soffio che viene da
un’antica lontananza.
Conobbi Mariella in un meriggio di primavera di tanti
anni fa.
Aveva occhi avidi di luce e pure un poco enigmatici, come di chi, persino dinanzi ad un tramonto struggente, non sia stanco d’aurore.
I suoi versi, già da
tempo, serbavano nel cuore il segreto della vita. Oscillando tra realtà e
sogno, celavano dietro un’apparente semplicità il mistero dei giorni.
Esattamente
quello che sfugge a noi perennemente presi da mille inutili affanni. La sua arte
si esprimeva in molteplici fogge, autrice essendo pure di racconti e piéce teatrali, mai perdendo lirica levatura.
Dunque, sul numero di Giugno del
mensile internazionale di cultura poetica “Poesia”, un’autentica istituzione
nel settore, è stata pubblicata una profonda recensione a firma di Paola Barni
dell’ultima silloge di poesia della nostra concittadina.
“La cordialità”, Nomos
edizioni, è il titolo che ben riassume la sua weltanschauung, ovverosia
quotidianità coniugata a verità del cuore.
Alla disamina attenta della critica
non sfugge il carattere multiforme dell’ispirazione, “la compresenza di testi
diretti” e pur “complessi ed evocativi”, “l’eleganza, la dignità e lo stile“.
Di
più. “Le forme sono prevalentemente chiuse, a dire una ricerca di equilibrio
almeno in superficie, una compensazione al tormento interiore, sulla scia della
più alta tradizione di poesia lirica “pura”, da Petrarca in poi”, prosegue l’acuta analisi.
Che si
chiude con un richiamo alle gozzaniane “piccole cose” che più non sono “di
pessimo gusto”, ma dolceamare nella loro quotidiana semplicità.
Resta solo un
piccolo neo, ma proprio minuscolo, in incipit di articolo.
Mariella De Santis è
bitontina.
E noi siamo fieri di lei.