Siamo nel Paese di Dente di Leone e nella comunità delle lumache, vi era una, la più indisciplinata, che non si rassegnava: voleva avere un nome tutto suo.
Decide di abbandonare le sue compagne ed avventurarsi alla scoperta del prato, sfidando le avversità e la vulnerabilità del solo guscio che si portava dietro. Tra i tanti animali in cui si imbatte nel suo viaggio, l’incontro più significativo avviene con una tartaruga: comincia a chiederle il perché di quell’andatura lenta e perché nessuna delle sue compagne lumache avesse un nome.
“Beh, il mio nome è “Memoria”, spiega la Tartaruga, “Furono proprio gli umani a darmelo e sono stati loro a perderla, quando mi hanno abbandonata”.
“E allora che nome posso avere io?”, domanda ancora la piccola lumachina. “Ribelle, le chiamano così gli umani le persone che non obbediscono alle regole”, rispose la tartaruga.
Ma un pericolo incombe, gli umani vogliono deturpare quel prato così sicuro in cui le sue compagne vivono e, così, corre da loro per ragguagliarle. Non tutte accolgono di buon grado le idee della piccola Ribelle e con poche altre lumache cominciano la ricerca di un nuovo Paese del Dente di Leone.
Prende le mosse da questo splendido racconto di Luis Sepúlveda, “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, lo spettacolo portato in scena il 22 e 23 maggio dalla classe 1F delle maestre Mariangela Ruggiero e Teresa Cannito del Circolo “N. Fornelli”, diretto dalla compagnia “Fatti d’arte” con Raffaele Romita e Maria Antonia Capriglione.
Per i bambini un modo per scoprire che in un cammino irto di ostacoli, macigni che si frappongono tra noi e le nostre aspirazioni, tra noi e la realizzazione dei nostri desideri, a volte tocca fare i conti con la volontà di poter cambiare la prospettiva da cui guardare le cose.
Ribelle è l’esempio della buona volontà: dei sognatori che sentono il bisogno di scavalcare il colle e scoprire cosa si nasconde alle sue spalle, di chi vive nella curiosità per sentire l’ebbrezza della libertà, di chi rompe gli schemi, i preconcetti, le idee preconfezionate.
Ma è anche la storia di un mondo piccolo e lento, fatto di dettagli cui prestare attenzione; un contraltare alla nostra esistenza frenetica che si perde le sfumature del cielo, gli sguardi i sorrisi, la sofferenza, la gioia, e che fa sfuggire come il Paese del Dente di Leone era dentro di noi.
«Trovarsi ad un mondo di piccini è un’esperienza meravigliosa – ha affermato il regista Raffaele Romita -. Arriviamo come esperti esterni per formare i ragazzi, alla fine torniamo sempre con i grandi doni che loro e solo loro possono offrirci». «Nessuno, come i bambini – gli fa eco Maria Antonia Capriglione -, riesce a farci innamorare della vita, del teatro, ogni volta come se fosse la prima».
Nella missione felicità di questi ragazzi coraggiosi, nell’impegno dei loro docenti, genitori, degli sponsor, sono stati devoluti 1400€ all’Associazione Italiana Ricerca Sul Cancro.