Il 12 dicembre 1250, nell’agro dell’odierna Torremaggiore, nell’attuale Provincia di Foggia, lì dove un tempo sorgeva Castelfiorentino, di cui oggi non rimangono che ruderi, moriva Federico Ruggero Costantino di Hohenstaufen, noto ai più come Federico II di Svevia, nominato nel 1211 imperatore del Sacro Romano Impero. Figura da sempre al centro di diverse interpretazioni non sempre veritiere.
«Un personaggio poliedrico, che ha inciso profondamente non solo nella storia dell’Europa medievale, ma anche in quella successiva, perché ogni storia è storia contemporanea» ricordò il professor Pasquale Corsi, docente emerito di Storia Medievale all’Università di Bari, ospite a Bitonto il 16 aprile.
Cadde vittima di una grave patologia addominale, durante il suo soggiorno in Puglia. Forse cause naturali portarono via il sovrano. Ma, come per molti potenti che muoiono improvvisamente, diverse voci, nei secoli, hanno evocato sospetti sulla naturalezza della sua dipartita. Avvelenato dal medico di corte o dal servitore? Soffocato con un cuscino dal figlio illegittimo Manfredi? Un complotto?
Nulla di confermato. L’unica cosa certa è che le sue condizioni apparvero sin da subito così gravi che si rinunciò a portarlo nel più fornito Palatium di Lucera e la sua corte fu costretta a riparare nella domus di Fiorentino, borgo fortificato non lontano dalla sede imperiale di Foggia.
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