DI CHLOE BAVARO
“Questo libro non è un saggio di letteratura e non è – e spero non lo sarà mai – una guida turistica”. Così Piero Meli descrive il suo ultimo libro, “In Puglia” (edito da Giulio Perrone), nella conversazione con Mario Sicolo ospitata dalla Libreria del Teatro lo scorso venerdì.
Nato come omaggio alla regione e alla sua peculiare diversità, questo libro è il racconto di un viaggio, nello specifico del viaggio di vita dell’autore. In quanto tale, non si muove tra luoghi conosciuti e turistici, ma attraverso i “luoghi del cuore” di Piero: tutte quelle località che gli hanno lasciato qualcosa sono raccontate con una narrazione alternata a poesie, consigli su posti da fotografare (provvisti di coordinate GPS) e spunti letterari, dai più ai meno noti.
Tramite le pagine del suo libro, Meli racconta al lettore la necessità che ha provato di riscoprire luoghi pugliesi che conosceva, ma che non aveva “mai osservato con gli occhi giusti”. Questa necessità è diventata urgenza dopo aver scoperto una poesia di Alda Merini su Taranto (“Non vedrò mai Taranto bella”), città con cui l’autore, seppur assiduo frequentatore, aveva sempre avuto un rapporto conflittuale. Da qui il suo voler raccontare una Puglia diversa, non paragonabile ai classici rendering da cartolina, di cui invece si professa stufo.
L’autore racconta come spera che il suo volume incuriosisca i viaggiatori a cercare qualcosa, ad assaporare il candore che si cela dietro le piccole cose, ma si augura che sia anche una spinta che invogli i pugliesi stessi a scoprire di più sulla loro terra, da cui magari hanno provato ad evadere, ma che li ha richiamati a sé come un grande magnete.
Accompagnato dalle parole delle migliori penne italiane, pugliesi e non, tutte accomunate dall’amore per il tacco dell’Italia, Piero Meli racconta di una Puglia fatta di luminosità, ma anche di contrasti e zone ombrose, perché “un luogo non deve essere necessariamente bellissimo per poter lasciare un segno dentro qualcuno”.