In quel capolavoro di sinestesia onnicomprensiva che è stato Arte e Scienza – sì, il vero titolo è “Art&Science”, consolidato evento internazionale essendo, tuttavia prediligo l’italico idioma – dell’irresistibile, arguto, lungiveggente dottor Matteo Gelardi, svettano, con la loro cheta possa suadente, le liriche della poetessa Angela De Leo, bitontina dì origine e coratina d’adozione, nume tutelare della Secop Edizioni di Peppino Piacente e Raffaella Leone.
Mentre sul palco sterminato di un al solito sberluccicante e fastoso (oltre che gremito) Teatro Petruzzelli si squadernavano le performance del grande professore di Otorinolaringoiatria, citologo nasale e presidente della Scuola di Specializzazione dell’Università di Foggia sul tema delle “Quattro stagioni”, con esempi insigni di medicina, astrofisica, architettura – ospite d’onore, un sorridente sindaco Antonio Decaro in versione ecologista – e moda, con gli abiti “citologici” della fantasiosa stilista Giovanna Gelardi, con tanto di avvincente concerto natalizio del Complesso di Golgi, ecco un raggio di luce scontornare il volto angelico della Nostra.
Autrice di visioni e incantamenti, scrive da sempre per misteriose illuminazioni, schiudendo ad ogni parola un universo di immagini fascinose e accattivanti che conquistano il lettore.
Chiamata a cantare le stagioni della vita simili a capitoli di una poetica silloge dell’anima – con la voce plastica e mimetica dell’attore Francesco Prando, doppiatore di George Clooney e Denzel Washington, fra gli altri, ad ingioiellare impareggiabilmente il tutto –, la poetologa ha donato ricordi e meraviglie, bellezza e stupore, palpiti e dolcezze. La fantasia, per lei, non è mai una sequela di immagini fini a sé stesse, ma scenario di un’esistenza in perenne dialogo con l’io poetante, che osserva e custodisce dentro il suo petto tutto quello che contempla, a mo’ di testimonianza della sacertà intrinseca all’essere. E la parola riveste il ruolo di mitico scrigno della verità del cuore, in cui si riconosce chiunque si lasci conquistare dalla malia delle sue creazioni.
E così, l’aurora dell’anno è un precipitare allegro di luci e tenerezze, in attesa delle stelle che bambine brillano nel firmamento.
Glicini in fiore in pioggia di cielo
fluttuano danzano vibrano
in un precipitare di note
inizio di nuova stagione
che il sogno rapisce di luce,
di luna e lapislazzuli, d’azzurro
cielo-mare, e tenera s’infutura
di prati e di stelle a Primavera…
Poi, scintilla la festa di colori preziosi dei mesi più caldi e carezzano l’anima il dolce lume delle lucciole e il profumo di rose e gelsomini.
Tripudio di rossi coralli
forzieri superbi di fondali marini
e una pioggia di stelle scintilla
nel notturno cielo d’agosto
fioriscono lucciole sul tappeto
incantato di sentieri con siepi
di purissima luce che danzano
al profumo di rose e gelsomini
Sospeso in un’aria serena, china verso la malinconia il rotolio dei giorni, il vento soffia vorticoso e triste e tormenta la fantasia ferita di chi non si rassegna.
Rosse ardite foglie d’autunno
e melograni accesi d’allegria
danzano volano sognano
con lento vortice di un vento
magico a sospenderle nell’aria
sul frammentato sole d’ottobre.
Perle chiare inseguono giorni
nel pulviscolo dorato della fantasia…
Ma, presto, un silenzio stanco avvolgerà le cose e resterà vivo solo un fuoco di sogni perduti, che la cenere non potrà mai sopire.
Grigiore stanco d’inverno
le nonne avvolte in scialletti
di casa e capelli di neve
raccontano in silenzio
un’antica poesia di uncinetti
a uncinare fusi e stelle di lana
Vibra un incanto di scintille
nel caminetto acceso che sogna…