Questa volta il palco del Teatro Tommaso Traetta era piuttosto buio, illuminato da piccole e
fioche fiammelle, timidi e pesanti passi battevano per una denuncia e vestiti
neri richiamavano un lutto.
“Dalla
Memoria… al Ricordo” ha avuto luogo così, lo scorso 31 gennaio, grazie agli
studenti del Liceo Classico e
Linguistico “C. Sylos”.
Molte volte, le parole sembrano rimaner bloccate tra i
denti, vittime di un dolore si rendono mute e sfociano in tristi occhi che
comunicano più di ogni altra cosa.
Sembra strano che un dolore così grande
possa colpire ancora e soprattutto ragazzi che nella stragrande maggioranza
approfittano della “Giornata della
Memoria” per non far nulla e riscaldar poltrone di un cinema o teatro nelle
assemblee di istituto.
I ragazzi del Liceo
Classico e Linguistico “C. Sylos” quest’anno hanno organizzato, a pochi
giorni dal 27 gennaio, un reading
letterario concentrato sulla memoria
dell’olocausto, soprattutto sulla loro testimonianza con “Il treno della memoria”, e sul “Ricordo” per le vittime delle foibe.
Son riusciti a far calare il silenzio tra le poltrone della platea e dei
relativi ordini. Sono riusciti ad imporsi con sentimenti sinceri. Son saliti ad
uno ad uno sul palco con piccole candeline. Un passo avanti per il loro
intervento e poi queste candeline venivano spente. Un soffio leggero spazzava
via le parole e accompagnava il brivido di un’impotenza dopo circa settant’anni.
Era il 27
gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso
dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso Auschwitz e scoprirono il campo di concentramento.
Riuscirono a
salvare solo pochi superstiti.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al
mondo intero le tracce del mostro nazista. «E’ stato abbastanza toccante.
C’erano scarpe dappertutto, ciocche di capelli, occhiali rotti, la terra
sembrava ancora rosso sangue , sedie simbolo della discriminazione e
dell’abominio. Sono qui per raccontarvi questa storia».
Una studentessa ha cosi
preso parola per testimoniare, a nome dei suoi compagni, l’esperienza che
qualche anno fa hanno maturato grazie al “Treno
della memoria” insieme ad altri studenti italiani. Ha raccontato di quel
che hanno visto con i loro occhi sia nel campo di Auschwitz che in quello di Birkenauche nella fabbrica di Schindler,
imprenditore tedesco famoso per aver salvato diversi ebrei.
«I libri di storia e questo mio racconto – ha
concluso la studentessa – servono
proprio a questo : ricordare. Ricordare affinché nulla di tutto ciò possa
ripetersi».
Poi son cambiati i
protagonisti, ma l’animo e i propositi son stati sempre gli stessi.
C’era un
pianoforte sul palco ad accompagnar le gran voci di due ragazze, che han
cantato “Magazzino 18” di Simone Cristicchi.
Faceva più o
meno così : “Sono venuto a cercare mio padre in una specie di cimitero tra
masserizie abbandonate e mille facce in bianco e nero. Tracce di gente spazzata
via da un uragano del destino quel che rimane di un esodo ora riposa in questo
magazzino. E siamo scesi dalla nave bianca i bambini, le donne e gli anziani.
Ci chiamavano fascisti, eravamo solo italiani. Italiani dimenticati in qualche
angolo della memoria come una pagina strappata dal grande libro della storia“.
Erano gli anni della seconda guerra mondiale e del dopoguerra quando moltissimi
italiani, fascisti e in generale oppositori politici al comunismo titino furono
uccisi nella Dalmazia e Venezia Giulia dai partigiani jugoslavi ed OZNA.
Furono tutti gettati in inghiottitoi carsici: le foibe.
Ogni 10 Febbraio dal
2004 si celebra in loro memoria “La
giornata del ricordo”. «Mi chiamavo Norma Cossetto. Ci misero poco a
riconoscermi. Ero la ragazza che girava con la sua bicicletta per raccogliere
informazioni per la sua tesi. Il 27 settembre fui arrestata dai partigiani. Fui
legata, seviziata e stuprata. Fui trasportata insieme agli altri nella foibe
più vicina e caddi fucilata a colpi di mitra». Una ragazzina di spalle ha
prestato la voce a una studentessa universitaria che ormai non c’è più.
E così
di seguito ognuno dei ragazzi ha reso il favore ad altre vittime. L’uomo sarà
sempre capace di uccidere per raggiungere i suoi obiettivi ? Sarà in grado di
imparare degli errori commessi durante la storia? Vicino al nostro Torrione quest’anno hanno riprodotto
uno scenario epico: un binario, l’insegna “Il
lavoro rende liberi”, un pigiama a righe gettato sui binari.
Al di là di
commenti ignoranti postati su un social network, di quei cittadini che passano
distratti davanti a quel binario senza forse neanche sapere che cosa sia “La Giornata della Memoria” e del
piccolo furto, stringiamoci tutti in una social catena a pensare.
Non fa mai
male.
Forse così potremmo continuare a dar giustizia a coloro che non hanno
avuto modo nemmeno di ribellarsi.
Impariamo dalla Storia a vivere il presente.