Il poeta Nicola Dell’acqua ricorda il disastro di ?ernobyl’ del 26 aprile 1986 Il più grave incidente della storia del nucleare civile e l’unico, insieme a quello di Fukushima in Giappone, avvenuto nel 2011, a essere classificato con il settimo livello, il massimo, della scala di catastroficità INES. “CHERNOBYL ” Ore 1.23’45” Black out la terra tremò nel suo cuor vergine e immacolato. L’uomo sbagliò ma non poté nulla e soffocò in quel esplosione dove il suo respiro si sporco di nucleare e detriti .. I polmoni di molti lottarono strenuamente ma il ciel era tutto un enorme fungo bello a vedersi ma terribile a inghiottirsi.. Ma il progresso doveva andare avanti e nulla si fermò. La primavera ebbe paura e si dissolse nell’aria in goccine velenose i verdi petali diventarono scuri presagi di morte Lacrime e abbandono si sparsero in quel pezzo di terra dimenticato da Dio tutto si irradio suo malgrado. E tutto si deformò gli occhi le braccia le mani il cuore Gli errori costarono caro e chissà se il tempo nuovo saprà dimenticare. Nicola Dell’acqua