Da Saverio Acquafredda riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Penso di poter
riassumere il senso di questo percorso in una sola parola, “VITA”, si è avuta
la sensazione osservando il percorso di realizzazione dell’evento sino alla sua
esplosione sul palco, di un esempio sano e vincente di come una comunità
svariata non solo per abitudini, ma anche per età e cultura, anche se con occhi
diversi ed idee diverse, sia riuscita a camminare insieme ed a portare a
termine un obiettivo.
Questo, nella fase pre-adolescenziale ed adolescenziale
che i ragazzi stanno attraversando, ritengo sia stato esaltante ed altamente
educativo, ed abbia lasciato sicuramente, una impronta evidente nella
educazione di ognuno. Ma dimenticando per un attimo l’aspetto introspettivo
dell’evento, tecnicamente, è stato realizzato quanto di più magico
concettualmente si possa pretendere da un musical.
Il musical “Nel tempo che non c’è” è stato interpretato dai ragazzi della Parrocchia S. Silvestro in Crocifisso, e realizzato dagli educatori parrocchiali, liberamente tratto dal film di animazione, “Giuseppe il re dei sogni”, della Dreamworks.
Si è saputo abbinare il
percorso narrativo “storico” del racconto di Giuseppe figlio di Giacobbe, già
padre di dieci figli e di Rachele, ritenuta sterile, ma la cui nascita di
Giuseppe era stata presagita da Dio, con la contemporaneità delle vita attuale,
nelle musiche, canti e danze proposti, il tutto intercalato, nel contesto
ipotetico di alcuni fratelli attenti ad un racconto fatto prima di andare a
letto.
Il mix di tutto questo è stato esaltante, un incalzare in scena di
monologhi, balli, canti e racconti da tenere la tensione alta dal primo
all’ultimo momento, un ritmo invadente e persuasivo che ha lasciato lo
spettatore sempre sbalordito ed entusiasta di fronte a quanto proposto.
Qualcosa di incredibile, se si pensa che tra attori, cantanti, ballerini,
musicisti, scenici e tecnici, si sono mossi tra il palco e le quinte, oltre
sessanta persone ed a nessuno venga in mente che, essendo stato realizzato in
ambito parrocchiale, il tutto possa essere stato fatto in modo approssimativo e
casereccio, perché la maestosità delle scenografie, la cura dei dettagli per i
costumi, le musiche e gli effetti scenici, non hanno nulla da invidiare a
compagnie navigate nel settore.
Ora nominare tutti quelli che hanno seguito i
ragazzi e ideato il tutto non avrebbe senso in quanto il senso di tutto sono i
ragazzi stessi, attori non solo sulla scena ma anche nella vita futura, ma un
pensiero va sicuramente alla testardaggine di chi in tutto ciò ci ha creduto
sin dall’inizio e che con coerenza e veemenza lo ha trainato al termine, Marta
Cuoccio ed un ringraziamento sicuramente va anche a Ruggero Nuccio, che ha curato
nei dettagli il palcoscenico virtuale proiettando scene e filmati su palco.
Ritengo di poter concludere con uno stralcio di quanto pronunciato a fine
serata da Don Vincenzo Cozzella, che recita: “Qui se qualcuno di voi pensava
di trovare Talent scouts, alla ricerca di nuove stelle per lo spettacolo ha
sbagliato palcoscenico, qui noi cerchiamo solo persone normali che diventino
stelle sul palcoscenico della vita comune”.