«Le Feste Patronali servono a riappropriarsi della propria identità». Così,
il prof. Nicola Pice, presidente del
Comitato Feste Patronali, ha definito l’incontro “La tabula picta e i santi patroni di Bitonto”, tenutosi presso il Torrione Angioino lo scorso mercoledì.
Si è trattato di un
simposio foto-iconografico che ha posto l’attenzione su somiglianze e
differenze tra il culto nicolaiano e
dell’Immacolata Concezione. Su un percorso organizzato appositamente su due
lati paralleli all’interno del Torrione, sono state disposte le fotografie
scattate dal bitontino Nicola Bastiani.
Entrando dal pontile sulla destra c’è il reportage in bianco e nero “Nicolaus, il Santo delle genti”, la
cui mostra è stata inaugurata il 30 aprile e si concluderà il 15 maggio, e,
invece, sulla sinistra un excursus fotografico a colori e cronologico sulle
Feste Patronali bitontine dal 2000 al 2007.
«Gesti, speranze, tratturi – ha spiegato l’artista – sono gli stessi per entrambe le
manifestazioni cultuali che ho fotografato. Con il tempo ho abbandonato il
colore, per cui si spiega la differenza tra i due reportage, quello di San
Nicola risale al 2012».
Come ha fatto notare il
dott. Antonio Sicolo, membro delle
Officine Culturali, sulla predella della Porta Baresana tra i tredici co-patroni
bitontini ci sono sia San Nicola che la Madonna Immacolata. Questa tabula picta
ben visibile quotidianamente agli occhi di tutti, cittadini bitontini e non, è
stato il punto di partenza di un discorso impiantato sulla storia della
tradizione locale, affrontato durante il simposio. L’obiettivo perseguito è
stato quello di riscoprire le tracce nicolaiane a Bitonto e comprendere come il
relativo culto si sia affievolito a favore di quello mariano.
Infatti, dopo l’intervento
del dott. Sicolo su “La tabula picta e l’Immacolata ‘apocalittica’ di Palazzo
Gentile Seniore”, la prof.ssa Carmela
Minenna, membro del Centro Ricerche di Storia e Arte di Bitonto, si è
soffermata proprio su questo.
Il primo punto di contatto
probabilmente avviene in concomitanza della traslazione delle reliquie di San
Nicola, a Bari, nel 1087 perché il vescovo Arnolfo di Bitonto decise di recarsi
ad omaggiare le sacre spoglie.
Le famiglie Vulpano e
Rogadeo hanno partecipato alla transazione del culto nicolaiano a Bitonto come
testimoniano due eventi in particolare. «Consultando
la raccolta de il “Codice diplomatico barese” – ha raccontato la prof.ssa –, è stato possibile accedere a un documento
del 1234 in cui si parla di un certo Vladimiro Vulpano, magister Sancti
Nicolai. Si attesta che egli avesse rifiutato il beneficio datogli in eredità
dai marinai che trasportavano il corpo del Santo a Bari».
Poi, c’è una testimonianza
per cui Leone III Rogadeo fosse infermiccio e da Ravello venne a Bari per far
visita a San Nicola. Le due famiglie furono attirate da Bitonto per la
possibilità di mercanteggiare con l’olivicoltura, per cui si suppone che nel
‘200 avessero trasportato lì il culto nicolaiano.
Tra le altre sue tracce,
ricorderemo le tre sedi ecclesiastiche bitontine, ora non più esistenti: la
chiesa di San Nicola su Piazza degli Infiammati, del Mercato e dell’Ospedale.
Non è un caso che si trovassero tutte e tre vicine, sull’asse della via
Traiana, e che fossero accomunate dallo stesso culto.
La Chiesa nicolaiana per
eccellenza è quella di San Gaetano, i cui lavori – è importante farlo notare –
sono stati inaugurati il 6 dicembre del 1609, giorno della festa liturgica del
vescovo di Myra. Questa fu destinata all’ospitare l’ordine Teatino, arrivato a
Bitonto nel 1602, perché la Chiesa di S. Nicola dell’Ospedale si rivelò
inadatta per accoglierlo (tra i motivi, la presenza dei Capitolari).
Altre tracce del culto
nicolaiano a Bitonto sono l’agiografia inerente del ciclo pittorico di Carlo
Rosa (1665) e gli ex voto, tabulae pictae, risalenti al 1910 e presenti presso
la Basilica SS. Medici. Questi ultimi testimoniano la potenza teurgica anche di
San Nicola, oltre che di Cosma e Damiano.
Queste e molte altre
testimonianze sono state delineate. «Probabilmente
il culto nicolaiano si è affievolito a Bitonto – ha concluso la prof.ssa
Minenna – perché si è imposto il culto
dei SS. Medici, perché l’Immacolata Concezione è diventata patrona di Bitonto e
per la vicinanza sul calendario tra il 6 e l’8 dicembre delle due solennità
liturgiche».