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Home » Il Bitonto Opera Festival nelle frazioni: tutto l’incanto di “Verdi in Jazz” a Mariotto

Il Bitonto Opera Festival nelle frazioni: tutto l’incanto di “Verdi in Jazz” a Mariotto

Il Maestro Gargiulo: “In periferia la musica risponde ad un bisogno immediato di emozione semplice”

Felice de Sario by Felice de Sario
18 Luglio 2023
in Cultura e Spettacolo
Il Bitonto Opera Festival nelle frazioni: tutto l’incanto di “Verdi in Jazz” a Mariotto
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Il concerto “Verdi in Jazz” ha mantenuto le promesse. Il secondo appuntamento musicale del Bitonto Opera Festival 2023 si è tenuto Venerdì scorso, 14 Luglio, nella piacevole cornice di Villa Jannuzzi a Mariotto. L’arte, le inquietudini, le passioni dell’opera di Verdi traslitterate in Jazz dal trio composto dal Maestro Andrea Gargiulo (pianoforte e arrangiamenti), Mino Lacirignola (trombettista, flicorno) e Cristina Lacirignola (voce e piccole percussioni). La serata, introdotta da Graziana Romita, presidente dell’ass.ne socio-culturale bitontina La Macina, ha visto la partecipazione dell’assessore Marianna Legista, del delegato-sindaco Sergio Ragno, e di don Francesco Ardito che ha concesso l’utilizzo della struttura. “Verdi in Jazz” è stato più di un mero divertissement artistico. Accordare con energia poetica e realismo di scrittura, il veleggiare aperto dell’aria verdiana con l’incedere nervoso e sincopato del Jazz ha richiesto sensibilità e sagacia notevoli, come testimonia il Maestro Gargiulo: « Su ogni brano ho creato una caratterizzazione legata all’arrangiamento, che rispettava la natura del brano. La Marcia trionfale dell’Aida era già un blues, in quanto scritta su dodici battute con sotto la struttura del blues jazzistico senza nessuna forzatura. In altri brani, invece, ho rimaneggiato molto l’impianto armonico come in Morrò ma prima in grazia (Ballo in maschera), dove ho messo una cellula modale molto aperta e quindi con un ritmo dissolto. Non è dunque il tipico swing con il suo ritmo sempre stringente, benché del Coro degli zingari esista una versione di Benny Goodman per orchestra jazz, in cui si fa più o meno quello che propongo io stasera, aggiungendo al brano l’estetica tipicamente jazz. In Amami Alfredo, da musicista classico quale sono, ho proposto una riarmonizzazione in cui c’è la tristezza che Verdi ha espresso in modo meraviglioso con l’orchestra. Con il trio, se non si cambiano le armonie non si rende appieno la tristezza di Violetta, che pur amando Alfredo è costretta a lasciarlo per amore della sua famiglia, della sorella in particolare, e di Alfredo stesso ». In un groviglio di segni, suoni e simboli ha preso dunque corpo il concerto che ha mescolato Verdi e la musica afro-americana, e che si è nutrito della silenziosa sacralità di alcuni momenti in cui la tromba di Mino Lacirignola ha saputo blandire le più alte emozioni mentre la voce di Cristina Lacirignola accarezzava tenera e materna le più belle note di “Amami Alfredo”, di cui il pubblico ha chiesto il Bis! « Nel jazz tutto è possibile, ricorda Gargiulo; il jazz è una musica sia sociale, sia intima. È una musica che coinvolge, non è snob ma sa leggere gli stati psicologici personali in cui i momenti più modali, meno ritmici e più legati ad una ricerca armonica conferiscono un aspetto più individualistico ». Quanto, infine al tema della musica, opera e jazz, proposta in periferia, Gargiulo aggiunge: « In periferia la musica, compresi il jazz e l’opera, risponde ad un bisogno immediato di emozione semplice. Si sente l’esigenza di sentire qualcosa di diverso, altre emozioni. Qui, nelle Frazioni, abbiamo la nostra orchestra sociale: bambini che suonano uno strumento in comodato d’uso gratuito e che accedono alla musica in base al principio per cui la cultura dev’esser in movimento, deve muoversi verso la gente, non deve restare ferma ad attendere la gente ». Anche Giuseppe Maiorano, professore di musica e responsabile della parte artistica dell’ass.ne La Macina, presente al concerto, interviene sull’argomento: « È un’idea, quella della musica, e dell’opera, in periferia, che il Bitonto Opera Festival ha avuto vent’anni fa, sin dalla prima edizione. Qui vale la regola della semina, per noi è importante seminare, sapendo che spesso il seme non sempre cade nella buca preparata dal contadino, a volte cade altrove e lì attecchisce. Un raccolto non lo ottieni se non lo lavori, nel tempo, con mille sacrifici».

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