“L’amore è padrone di tutto, ma nulla è più forte di uno spettro il cui amore è quello distrutto. E tu, che amore sei?”
Echeggiavano, lo scorso sabato, queste parole tra le poltrone rosse del Teatro Traetta, che ha assunto le forme di una vecchia villa abbandonata con “Spectra”, uno spettacolo scritto e diretto dal regista Piergiorgio Meola.
“Okiko The Drama Company” ha debuttato con la sua prima e vera produzione teatrale ed ha registrato un altro sold out, dopo la rappresentazione di “Accadde quella notte” andata in scena il giorno prima sempre al Traetta.
La sinossi di “Spectra” è composta da una serie di storie il cui filo rosso è la forza carnefice dell’amore. Lo scenario è unico, quello di una grande villa abbandonata, ed è stato impiantato intorno ad uno specchio e un divano, l’uno trappola d’amore e l’altro luogo dei flussi di coscienza degli spettri.
«La scena è stata volutamente costruita in maniera scarna –ha dichiarato il regista, durante un’intervista che ci ha rilasciato- per lasciare l’attore libero di crearsi la propria immagine. Il pubblico, inoltre, deve essere abituato ad entrare attraverso l’immaginazione in questo spazio che l’attore si costruisce».
L’egoismo, il tradimento, l’amore per il successo e l’arte o quello per i propri figli/genitori o omosessuale, il desiderio carnale. Sono stati i volti degli spettri: Morgana, Lucien, Lady love, Cassandra, Matisse e Medea, ognuno dei quali ha raccontato la sua storia di amore incompiuto.
Vagheggiavano impossessati dalle loro ossessioni per la villa abbandonata, dove un giorno entrarono due giovani fanciulli innamorati, Peter e Ania, spinti dal desiderio adolescenziale dell’avventura.
“I vostri corpi fremono come candele spinte dal vento. Sussurrate che non finirà mai. Pregate ogni notte perché anche voi desiderate l’amore vero, puro, indistruttibile. Peccato che tutto finisca così in un soffio e quelle candele che sono i vostri corpi finiscono per diventare fumo. Un fumo che puzza di carne bruciata. Sì, bruciate dentro perché non sapete come dimostrare a voi stessi che fino ad ora l’amore non ha fatto altro che corrodervi”.
Da quella villa, Peter e Ania non riuscirono più ad uscire. Divennero vittime l’uno di Medea e Matisse, l’altra di Cassandra e Morgana.
Il loro era l’unico amore vero e puro, che fu sacrificato per liberare gli spettri dalle loro ossessioni. Ma a trionfare furono tutti –anche Peter e Ania, poi rinata con l’anima di Cassandra- meno che l’arcigna proprietaria della villa, entrata in scena imprigionata in uno specchio e dopo essersi liberata, rimase vittima del suo stesso e immutabile egoismo.
“L’amore è quello che permette a chi è da questa parte di avere un colore, una forma, un’essenza. Se non ci fosse l’amore, non saremmo altro che un soffio tra le dita”.
Questo sentimento a cui tutti aspiriamo, ci soffoca le parole e ci regala emozioni. Le stesse che son stati capaci di trasmettere: Ariana Cutrone, Rosa Masellis, Alex Giannone, Giuseppe Visaggi, Angela Ubaldino, Pamela Scianatico, Ines Froio, Luigi Bianco; le ballerine Ursula Carelli, Samantha Montagna e Adriana Labianca; Natalizia Leccese che ha curato il movimento scenico e la costumista Marina Mundo. Un plauso va a loro, ai collaboratori di scena (Nicola Ventafridda, Tullio Tambone, Angela Lisi e Manuele Licinio), ma soprattutto al regista Piergiorgio Meola.
Uno stralcio dello spettacolo –dal titolo “Spectra in the mirror”- verrà riproposto il 22 maggio presso la Sala degli Specchi di Palazzo Gentile, in occasione dei Cortili Aperti.