Vi abbiamo presentato tempo fa l’artista 38enne Gianluca Fratellini (leggi qui: https://bit.ly/2Z0eU0r), tra videogiochi, film d’animazione, il giovane modugnese – e bitontino d’adozione – quest’anno ha firmato anche le animazioni di Dumbo, de “Il Re Leone” (in uscita nelle sale oggi) e dello spot promozionale della 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Lo abbiamo intervistato per saperne di più.
Dopo la bella esperienza con “Il Re Leone” arrivi a firmare anche lo spot del Festival del Cinema di Venezia: un’emozione unica…
Assolutamente sì, quando mi è stata commissionata l’animazione del Leone di San Marco di Venezia in 3D dalla LightCut Film di Roma, per lo spot della 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, avevo appena terminato di lavorare su “Il Re Leone” di Jon Favreau ed in procinto di iniziare sul nuovo film Disney “Maleficent 2” presso la MPC di Londra. Non poteva essere momento migliore per mettere il mio “zampino” visto che un leone alato della Biennale di Venezia era il connubio perfetto tra lo stile realistico de “Il Re Leone” e le ali di “Maleficent 2”, quindi non posso che esserne felice del risultato ottenuto oltre che delle ottime critiche ricevute. Soprattutto perché è un progetto al 100 % italiano.
Il leone di Venezia, quello della Disney: tanti punti di contatto, elementi analoghi: quanto è difficile con la tecnologia che avanza rendere quanto più verisimili movimenti, volti, espressioni?
Non nascondo di aver sentito una gran bella responsabilità alle spalle, sia perché si trattava della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, uno dei più importanti festival internazionali del mondo in Italia, ma anche perché sentivo il dovere di mantenere la stessa qualità di animazione o simile a quella de “Il Re Leone” ma in tempi più limitati (1 mese e mezzo di lavorazione per l’animazione), con un fantastico team italiano che si è occupato della post produzione. I punti di contatto erano tanti, tra il Leone del Festival e l’imminente uscita in Italia del film “Il Re Leone” della Disney, quindi era inevitabile che la qualità richiesta dovesse essere allo stesso livello poiché il confronto tra i due prodotti sarebbe stato scontato da parte del pubblico. Ovviamente le differenze erano tante sia a livello di tempistiche che di tecnologie…in quanto per il film “Il Re Leone” in MPC eravamo un centinaio di artisti e talenti oltre ai lunghi tempi di produzione ed a tecnologie ultra costose… mentre su questo spot prodotto per la Rai dalla LightCut Film di Roma eravamo solo in 6 per il 3d, per il quale io mi sono occupato interamente dell’animazione e supervisione dell’animazione, 2 persone per il pelo/groom e 3 compositors, per un totale di 4 mesi di lavoro per tutta la post produzione.
Per quanto mi riguarda ho cercato di metterci la mia esperienza seppur non avessimo gli stessi strumenti, ma di sicuro c’era molta passione, talento e fusione per rappresentare il meglio che si potesse fare. Per l’animazione più che tecnologia parlerei di livello di criticità e di lavorazione per rendere molti dettagli che si vedono in natura. Ovviamente ho studiato ed osservato a lungo video di leoni reali per carpire ed analizzare l’anatomia e la maniera di comportarsi di un leone oltre che l’espressività facciale, limitata ma efficace insieme a micromovimenti a volte impercettibili. Lo studio nella ricerca dell’imperfezione che vediamo nella realtà è l’obiettivo per rendere più sempre realistica una creatura digitale, quindi le imperfezioni creano la perfezione.
Il Re Leone da un lato, l’esperienza di Dumbo dall’altro: sono quelli che negli anni ’90 erano per noi i “cartoni animati”, ora stanno diventando sempre più film d’animazione non lasciati solo al “mondo dei bambini”, ma anche a quello degli adulti. Li stessi adulti che li guardavano da bambini, con altri occhi. Un vero e proprio passaggio generazionale che porta la tua firma.
Quando è uscito il primo “Dumbo” al cinema per la prima volta non ero ancora nato. Credo di averlo visto molto più in là. “Il Re Leone” credo di averlo visto verso i 17 anni, mentre “La bella e la Bestia” forse verso i 20 anni. Non avrei mai pensato che, un giorno, avrei potuto lavorare su remake di questi film, sempre per Disney, come capo animatore. Erano sogni che nemmeno mi permettevo di fare. Sono cresciuto con i cartoni animati che trasmettevano il pomeriggio su Italia 1, Rai 2 ed Odeon TV come Lupin, DuckTales, Mazinga, Jeeg robot d’acciaio, l’uomo tigre. Con i fumetti di Topolino e raramente avevo a disposizione videocassette di cartoni colossal. In effetti bisogna dire che i cartoni di adesso sono un po’ diversi. Da un lato i bambini sono molto stimolati e ricercano anche loro sempre di più, dall’altro lo spettatore adulto che rivive la sua infanzia in questi film d’animazione ritrova la matrice dell’emozione di una volta unita alla percezione di una esperienza reale che lo rende quasi tangibile in una realtà digitale. Sicuramente questo aiuta il mercato cinematografico ad attirare il pubblico dei bambini, attraendo allo stesso tempo il pubblico più adulto. Oggi quasi non mi sembra vero di poter contribuire all’infanzia dei piccoli di oggi.
Qual è l’emozione più grande che hai provato con questi ultimi lavori? Raccontaci il tuo ricordo più bello.
Sicuramente il ricordo più bello è stato il giorno della nascita di mio figlio proprio mentre ero in lavorazione sul film Dumbo. Il che è stato un valore aggiunto, oltre alla mia vita personale, anche al progetto stesso in quanto mi ha dato parecchi spunti per ricreare molti dei suoi movimenti anche nel personaggio di Dumbo in alcune scene.
Dal punto di vista tecnico, ci vuole grande abilità, ingegno, studio, inventiva, pazienza, lavoro in team: cosa puoi consigliare a tutti i giovani che si affacciano a questo mondo o che ci provano, senza grandi risultati?
Sicuramente il consiglio più importante è quello di essere sempre umili, perché l’unico modo per poter crescere e migliorare è quello di saper sempre accettare le critiche ed i consigli, mettendo l’ego di ogni artista da parte e saper vedere le cose in prospettive diverse oltre che in 3D, criticarsi, sbagliare, provare e riprovare e sbagliare di nuovo, fino a raggiungere l’obiettivo preposto. Poi ci vuole tutto il resto come dici tu: molta pazienza, studio, inventiva, creatività e capacità nel lavoro di squadra, ed ahimè direi…anche la capacità di doversi spostare, viaggiare per lavoro e fare molta esperienza.
76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia – SPOT from Gianluca Fratellini on Vimeo.