Non è frequente, di questi tempi, incontrare un artista che sappia essere ognora fedele alla sua poetica. Già, in un mondo in cui il virtuale prevale sul reale, senza mai essere virtuoso, e le passioni si improvvisano nello spazio di un mattino, sempre più di rado capita di ascoltare tracce di un musicista che riesca a rimanere fedele alla sua “weltanschauung”. Ed è quello che balza subito chiaro agli occhi nell’ascolto dei brani di “Magic” (rintracciabile su tutti i canali tematici del web, oltre che sulla pagina Facebook dell’artista), dopo “Secret Eden” seconda opera di Danilo Fallacara, pianista bitontino di talento tanto cheto quanto lucente. Donde tragga il lume dell’ispirazione il nostro concittadino 42enne è presto detto: dall’anima. Sì, proprio così. Le note dei suoi pezzi hanno qualcosa di fatato che pare spiovere quaggiù da un universo tanto lontano da essere dentro ognuno di noi: a partire da chi carezza i tasti bianchi e neri fino a chi li ascolta. Le perle dell’Ep hanno nomi che indicano la strada di una interiorità scandagliare con delicatezza e sensibilità: Risveglio, Il bacio della luce, Animus, Sogni, Amando (odiando il gergo dei pirati, alcuni li ho tradotti in modo maccheronico e di ciò chiedo venia all’autore che spero misericorde). Tutto rimanda ad echi di classicità e segreti spirituali in un connubio che spinge l’umano verso quella verticalità che sa d’infinito. Ed è musica che lenisce le ferite segrete che ognuno serba nel petto. Così, in queste melodie tenere come un soffio di vento, che sorregge il sogno di un aquilone bambino nel cielo puro, crediamo palpiti il cuore di Danilo. Che, per la sua candida bellezza, resta invitto in questo mondo, nonostante questo mondo…