“La pittura è una professione da
cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso
riguardo a ciò che ha visto” soleva ripetere Pablo Picasso.
Con questo spirito il nostro concittadino Emanuele Bonasia, classe 1987, ha cominciato la sua vita nell’arte.
Ha sperimentato e approfondito gli studi sulla pittura,
scultura, incisione, fotografia e ancora nella lavorazione del cuoio (tooling ecarving) e del legno tramite pirografia. Oggi, infatti, tra le attività preferite, sperimenta
la pirografia su legno, cuoio e sughero.
Sabato 25 luglio, Emanuele inaugurerà a Monaco di Baviera, città dove si è
trasferito da qualche anno, la sua prima mostra personale, “Anima
riflessa”, visitabile fino al 22
settembre 2015.
Il percorso artistico, presentato presso la galleria “Mundart-e”,
è un viaggio interiore di idee e sensazioni su tela “vergine”.
«“Anima riflessa è l’idea, l’idea
concepita nella mente pura e vergine. Solo quella – si apre ai nostri taccuini Emanuele -: niente fronzoli o abbellimenti, niente decorazioni o sfondi, niente
contesti e quasi nemmeno una preparazione su tela. Solo l’idea, così come è
stata creata nella mente eliminando, o riducendo al minimo le interferenze che,
successivamente, la mente vuole creare».
Ma come parte l’avventura dell’artista
nel nord Europa?
«Ho lasciato il mio “paesino e
falce per città e martello”, come recitava una vecchia canzone – sorride Emanuele -. Mi sono trasferito qui due anni fa,
lasciando quello che amavo per cercar fortuna: avevo una ragazza bitontina che
si trasferì qui e, per seguirla, l’ho raggiunta. Questo posto mi ha dato nuovi
stimoli, ho completato i miei studi in Accademia (che avevo abbandonato per
cinque anni) e mi sono laureato, con il massimo dei voti, a marzo con una tesi
sui cavalli, mia grande passione da sempre».
Perché la scelta è ricaduta
proprio sui cavalli?
«Sin da piccolo ho cavalcato e mi sono approcciato al “mondo
dei cavalli”, cercando di capire il più
possibile il loro comportamento, cercando di instaurare una relazione di
empatia con loro – ci spiega -.Ho approfondito, poi, studi sulla mascalcia e sul barefoot, sull’allevamento-addestramento
e rapporto uomo-cavallo e coltivando terreni di proprietà. Ora mi diverto anche
ad addestrarli».
Qual è il soggetto che ritrai più
spesso?
«Cerco sempre di dare nei miei
quadri un accenno di quel che sono i paesaggi che mi appartengono: la Murgia,
piccolo angolo di paradiso, e poi ci sono incisioni e sculture che riguardano
la Germania».
È l’“anima riflessa” che dà il
titolo alla mostra, la tua in cosa si specchia?
«Cerco di leggere la mia anima
nei quadri, riflessa perché dipingo ciò penso, quel che sono e cerco di
studiarmi anche dai quadri. Qualcuno diceva: “Nelle Accademie dovrebbero
insegnare a sapersi leggere nei propri quadri e non a dipingere”, ed io sono
profondamente d’accordo».
Per vivere basta dipingere?
«Basterebbe per appagare la mia
anima, certamente! Ho però un lavoro – conclude – come coltivatore diretto di orti e campi
biologici rispettando la natura e i suoi frutti. Mi interesso, poi, di temi
ambientali e all’agricoltura sinergica: è proprio il tempo della terra che mi
ha dato delle caratteristiche importanti come la pazienza ed una calma quasi
imperturbabile».