La sepoltura di una donna, di origini africane e risalente al Medioevo, ritrovata in Lama Misciano, fra Bitonto e Modugno. L’obiettivo di ricostruirne il volto e il contesto nel quale era vissuta, con l’ausilio delle più avanzate tecnologie e l’incrocio delle fonti storiche dell’epoca. Sono questi gli ingredienti che condiscono il progetto messo in campo da ArcheoExplora e FabLab Poliba. «Scopo dell’open day è stato far comprendere quanto la tecnologia sia fondamentale ai fini della ricostruzione archeologica» dice Michaela Ciocia, presidente di ArcheoExplora e archeologa preistoricista specializzata in Antropologia fisica.
«I contenuti digitali – continua – sono ormai indispensabili per rendere fruibile ad un pubblico più vasto il patrimonio archeologico». Partendo dallo studio dei reperti è possibile impiegare l’informatica per riprodurre il cranio della donna, con la finalità di ricostruirla materialmente. Lo si può fare attraverso la fotogrammetria, la stampa 3D e in generale con il laboratorio di costruzione manuale. «Abbiamo ottenuto – aggiunge Ciocia- un cranio in PLA dall’Università di Sassari. L’intenzione è quella di attivare per il futuro un corso di riproduzione aperta a specialisti ed esperti del settore». Ma per il team di ArcheoExplora non si tratta della prima esperienza di questo tipo. Con il Laboratorio di Antropologia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, è stato già ricostruito il volto del signore di Castiglione. «Il bagaglio di conoscenze che abbiamo acquisito in quell’occasione costituisce un potenziale fondamentale per realizzare al meglio il progetto della donna medievale di Lama Misciano».
Il cronoprogramma prevede che si finisca tutto entro un anno e mezzo. Ma “Officina del tempo” – questo il nome del format di Fab Lab PoliBa e ArcheoExplora- si è posto dei traguardi di più ampio respiro. «Il secondo passo – continua la presidente – è valorizzare il contesto di Lama Misciano. Si tratta di un luogo che versa in condizioni disperate, in preda alla criminalità». L’obiettivo è quello di recuperare e valorizzare la Lama, che non presenta dei percorsi turistici come ad esempio Lama Balice. In questo senso ArcheoExplora si sta attivando per trovare dei finanziamenti o finanziatori. Il caso della donna medievale può dare slancio a questa idea. «Siamo di fronte ad un caso – puntualizza Ciocia – di sepoltura negroide».
In altre parole, la donna aveva origini africane e, verosimilmente, era approdata in terra di Bari per via del fiorente commercio di schiavi che caratterizzava il periodo storico in cui è vissuta. «Leggendo per esempio lo storico Iorio, che ha scritto molto sull’argomento, ci proponiamo di ricostruire anche la storia della donna». “Officina del Tempo” nasce da un’idea dell’associazione Archeoexplora e del Centro Tecnologico Fablab Poliba, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica e dell Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, il Comune di Bitonto, il Laboratorio di Antropologia dell’Università degli Studi di Bari e libere professionalità.