Ci sono giorni in cui l’unica cosa che si possa desiderare è perdersi tra i vicoli di un bel borgo che s’affaccia sul mare.
Le pietre, sfiorandole, saranno porose, profumose di brezza. Le strade piene di fiori, pulite, ordinate.
Ci sono giorni in cui, seppur lontano dalla terra natia, sentirai di averla sempre con te: la vorresti altrettanto bella, vorresti “copiare” tutto ciò che di positivo c’è per rendere ancor più gradevole la tua città.
Eppure c’è chi, prima di noi – perché ci fu un tempo in cui davvero gli uomini erano illuminati –, ha pensato di farci sentire cittadini orgogliosi ovunque.
Così, l’altro ieri, mi sono piacevolmente perduta tra i vicoli della fiorente Monopoli. A spiccare, su tutte, la cattedrale dedicate alla Madonna della Madia, sorta nel XII secolo su iniziativa del vescovo Romualdo e con il contributo del duca Roberto d’Altavilla, la chiesa fu consacrata nel 1442 quando fu ultimata grazie alle travi della zattera che trasportava l’icona della Madonna. Queste andarono a completare il tetto della struttura.
Entrando nella basilica, maestosa e barocca, nella quarta cappella della navata di destra, troviamo la cappella dedicata a san Giacomo di Compostela. Sull’altare si erge l’opera del nostro Carlo Rosa, “La battaglia di Clavijo”, tela databile tra il 1650 e il 1658.
La città spagnola Clavijo è famosa per l’omonima battaglia combattuta nel IX secolo, nella quale, secondo la leggenda, san Giacomo nelle vesti di Matamoros (ammazza-mori), in sella ad un cavallo bianco, aiutò l’esercito asturiano contro le truppe islamiche, una leggenda che diede origine all’iconografia di Santiago Matamoros.
Si tratta di un tema iconografico eroico-religioso che sottolinea, enfatizzandola, la lotta della Cristianità contro i musulmani invasori ed aggressori dell’Occidente, della Chiesa e della cultura classico-cristiana: l’avanzata degli arabi fu bloccata dell’epica battaglia navale di Lepanto.
Lo stesso tema ricorre anche nella tela del napoletano Andrea de Lione che raffigura “San Giacomo nella battaglia contro i Mori”, nel 1694 torna nel ciclo di affreschi che Angelo Solimena realizza nel duomo di Sarno.
Tale iconografia ricorre anche nel “San Giorgio e il drago” del pittore calabrese Mattia Preti che il nostro concittadino sicuramente conobbe in quel di Napoli.
Non solo. L’artista bitontino, nella sua attività, sembra abbia subito anche l’influenza di Paolo Domenico Finoglio a tal punto che alcune sue opere potrebbero essere scambiate: è il caso del san Giacomo che vi riportiamo, che pare sia quasi un’appendice alle tele finogliane della “Gerusalemme liberata”, in particolare le affinità maggiori si notano nel “Rinaldo fa strage di nemici”.
Un’opera, dunque, di grande importanza pittorica e storica sia per il nostro Carlo Rosa che per la cattedrale di Monopoli che potrebbe farne fiore all’occhiello aggiungendoci, magari, una piccola targhetta che reciti nome e titolo della tela.
Sarebbe un gran regalo.