Pochi
giorni ci separano dalla grande chiusura della dodicesima edizione del Bitonto
Opera Festival.
Venerdì
28 agosto dalle 21 nell’Anfiteatro naturale “Lama Balice” risuoneranno le note
di “Cavalleria
Rusticana”, melodramma in un atto di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni – Tozzetti e Guido
Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Location mozzafiato per un cast altrettanto
straordinario: Cristina Martufi(Santuzza), Ignacio Encinas(Turiddu), Ettore Nova (Alfio), Daniela Iliuta (Mamma Lucia) e Teresa Tassiello (Lola). Il “Coro lirico giovanile – Città di Bitonto”,
diretto dal maestro Anna Lacassia,
invece, eseguirà le parti corali.
“Fuori” dal palco, a guidare gli interpreti, ci
saranno il maestro Leonardo Quadrini, a
cui è affidata la direzione dell’Orchestra del Bitonto Opera Festival, e il regista Vito Cesaro.
Curriculum di tutto rispetto per entrambi, curiosi
di saggiare per la prima volta il pubblico del festival bitontino.
Più di 2000 concerti in qualità di direttore
d’orchestra, pianista, organista e clavicembalista, per Leonardo Quadrini,
inserito tra l’altro nel libro di Lamberto Ingaldi tra i 150 personaggi della
città di Benevento. Dal 1991 al 2001, il pianista, accompagnatore del celebre
soprano Katia Ricciarelli, è stato anche Ispettore Onorario del Ministero dei Beni
Culturali di Roma per la tutela degli strumenti e organi storici.
La sua bacchetta ha deliziato tutto il mondo: dagli
Stati Uniti all’Australia, dal Venezuela alla Corea del Sud, passando per
l’Egitto e per l’intera Europa. Traversate sospinte dal suo amore per la
musica.
«La musica è piacere e dovere – ci ha rivelato il maestro –.
È lavoro perché sicuramente si vive con la musica ma anche piacere perché la si
inizia per predisposizione, per qualità, e poi diventa nel tempo un lavoro. A
54 anni è l’elemento fondamentale della mia vita. Vivo la musica sotto tutti
gli aspetti, non sono settoriale. Sono un maestro fondamentalmente classico ma
aperto a tutte le variabili e alle contaminazioni possibili, a tutte le
dispersioni musicali e alle diverse sfaccettature, quali musica leggera e
musica popolare».
Un sapore tutto particolare, poi, assume per Quadrini
“Cavalleria Rusticana”: «È stata la prima
opera diretta da giovane e quella che più volte ho eseguito. È la più
particolare perché è un’opera verista, prende spunto da una situazione
veramente accaduta, un’opera che si sente molto fisicamente. Si crea un
rapporto carnale e personale, diventa semplice sentirla e farla propria».
Croce e delizia del melodramma
mascagnano è proprio la sua natura. Come rivela il maestro «essendo un’opera verista, la difficoltà principale è data
dall’interpretazione. Ognuno la sente vicina a sé ma bisogna essere fedeli al
testo. Non è una rappresentazione semplice ma ognuno ci mette il proprio. Si
può cambiare l’interpretazione, dare un’importanza diversa ai colori e alla
velocità, ma ogni volta dipende sempre dall’occhio di chi la guarda».
«La location individuata per il 28 agosto ci aiuterà ad
immedesimarci nella storia: la natura, le piante, la terra viva renderanno
sempre più vera l’opera che andremo a rappresentare».
L’efficacia dell’Anfiteatro naturale
“Lama Balice” è rimarcata anche dal regista Vito Cesaro.
Attore, autore e regista, il
salernitano si è diplomato nell’Accademia Napoletana di Teatro nel 1986.
Debuttando in teatro da giovanissimo, ha vissuto una lunga gavetta che gli ha
consentito di sperimentarsi in diversi stili espressivi, sviluppando una grande
versatilità che lo fa oscillare dal comico al drammatico, dalla farsa alla
tragedia. La sua formazione è maturata dunque “sul campo di battaglia”, anche
grazie alle proficue collaborazioni professionali.
Nella sua carriera, ha lasciato il
segno in teatro, al cinema e in televisione. Solo in tempi recentissimi
l’approdo all’opera lirica proprio grazie a Leonardo Quadrini e al melodramma
di Mascagni.
«“Cavalleria rusticana” ha un
legame con me alquanto affettivo, perché, avendo avuto modo di lavorare con
Lando Buzzanca e Pino Caruso, ho frequentato molto il teatro siciliano:
Segesta, Siracusa, Tindari. La sento molto vicina a me. Questa è stata la
motivazione che mi ha spinto ad accettare la regia dell’opera. “Cavalleria
rusticana”, poi, nasce dalla novella di Giovanni Verga, che trovo uno dei
migliori scrittori italiani».
Lo
splendore del capolavoro lirico, per il regista, risiede principalmente nella
dichiarazione d’amore di Turiddu a Lola. «Secondo
me è una delle più belle arie mai scritte. Il passo “Si ce muoru e vaju’n paradisu
si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu”,
per me è superiore anche a qualche frase celebre di Shakespeare».
L’amore
per l’opera, inoltre, assicura sarà evidente anche nella sua rappresentazione
scenica che si estenderà in tutta l’area naturale.
«In quasi tutte
le “Cavalleria Rusticana” che ho avuto modo di vedere, la prima aria, in cui
Turiddu canta a Lola, era eseguita quasi sempre fuori scena. In questo modo non
è molto chiaro il tradimento successivo. Nella nostra, invece, sarà visibile.
Anche nella scena finale, pur rispettando l’originale, ho fatto una piccola
variazione ad azioni sceniche».