«Abbiamo avuto la migliore di tutte le edizioni del raduno e questo mi dà lo spunto per parlare di rete, di network delle città del sollievo che accomuna tante realtà virtuose in Italia che fanno buona pratica di assistenza ai bisogni e danno alleviano tanta sofferenza».
Lo ha dichiarato Mario Santarelli, coordinatore nazionale rete delle città del sollievo, a conclusione del 5° raduno nazionale delle “Città del Sollievo” ospitato, quest’anno, a Bitonto.
Dopo la prima giornata di riflessione sulla cultura del sollievo e sull’umanizzazione delle cure presso il Teatro Traetta, la scorsa domenica i rappresentanti dei 30 comuni che fanno parte della suddetta rete hanno potuto toccare con mano le realtà socio-assistenziali bitontine.
Hanno visitato la struttura della Fondazione Giovanni XXIII diretta da Nicola Castro e ascoltato nuove storie.
Poi è stata la volta dell’Hospice Aurelio Marena che fa parte della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano diretta da Giovanni Vacca e dal presidente don Vito Piccinonna per cui «Il diritto all’amorevolezza non è per niente astratto. Se per alcuni è un diritto riceverla, per noi è un dovere darla quotidianamente attraverso l’operato di chi anima la nostra comunità vicina ai più fragili».
Ad accoglierli, poi, nei pressi del campanile dei Santi Medici i minori dei servizi socio-educativi “Padre Pino Puglisi” accompagnati da responsabili, operatori e volontari del servizio civile universale che in un arcobaleno di colori hanno trasmesso il loro concetto di sollievo con: la leggerezza di un palloncino, la tenerezza dell’amore che vince su tutto disegnato e personificato in un parente caro o amico o in due mani che si incontrano e formano un cuore, il calore e la felicità di quei raggi di sole che annullano il buio.
I minori hanno consegnato ai presenti un segnalibro con su disegnato un albero d’ulivo il cui tronco ha la forma d’un bambino, a simboleggiare l’importanza delle radici e il concetto di crescita, nonché di speranza.
La seconda giornata del raduno è proseguita con la riflessione, presso la Sala Polifunzionale della Fondazione Santi Medici, su cosa significa essere città del sollievo e saper continuare a mantenere tale riconoscimento.
«Il raduno delle città del sollievo assume il significato di un’interazione –ha continuato Santarelli-per uno scambio di esperienze. Da Ripatransone ad oggi possiamo dire di essere riusciti a coinvolgere quasi tutta l’Italia, eccetto tre regioni, la Liguria, la Valle d’Aosta e la Sicilia. Ci sono però delle interlocuzioni in atto e speriamo di portarle a termine a breve».
E così è stato nelle due giornate del raduno, soprattutto domenica dove insieme a tante best practises si è maturato il bisogno di continuare il percorso umano delle cure, di interazione tra territorio e realtà socio-assistenziali e di volontariato, di rete –come ha ricordato Edi Cicchi, presidente commissione Welfare Anci- e di un maggiore accesso alle cure palliative pediatriche.
«Dobbiamo far capire che il fine vita e il dolore sono parte della vita e devono esserlo anche della riflessione di ogni singola persona –ha richiamato a tal proposito la legge 38 Livia Turco, ex Ministro della Salute-. Bisogna formare un cittadino competente, gli operatori e il volontariato».
«A Bitonto ne abbiamo trovato un esempio e penso che per tutti i presenti sia stata una esperienza straordinaria, grazie per quello che fate. Qui c’è una formazione degli operatori molto interessante. E poi, per poter applicare meglio la legge 38 bisogna farla conoscere».
È proprio grazie a questi incontri che si raggiunge tale scopo e «in un periodo buio come questo è importante sapere che ci sono tante cose belle che vengono fatte. Sono orgogliosa –ha concluso il vicesindaco Rosa Calò– delle realtà bitontine dedite al sollievo. Ci impegneremo a far rete».