Tra i bitontini impegnati all’interno del Bari
International Film Festival ha preso parte anche il collega di “Primo Piano” Domenico Saracino – laureato presso l’Università degli Studi di Roma Tre al corso magistrale Dams (Cinema, Televisione e Produzione Multimediale) – che è
stato selezionato all’interno della giuria “Panorama Internazionale”,
presieduta da Valerio De Paolis –
presidente della BiM, società italiana
di distribuzione cinematografica.
La giuria ha assegnato il Premio
Internazionale al miglior regista: Louis-Julien Petit per
il suo film Discount; Menzione speciale, invece,
per il regista Oles Sanin con
il suo film Povodyr (The Guide).
«La
mia esperienza al Bif&st è relativa al ruolo che ho svolto all’interno
della giuria popolare della sezione “Panorama
Internazionale” – ha raccontato Saracino
ai nostri taccuini -. Lo scopo del nostro
gruppo, formato da 30 persone, era quello di decretare il migliore tra gli undici film in concorso in questa
sezione speciale del festival, dedicata a produzioni internazionali che vanno
dalla Francia al Brasile, dall’Ucraina alla Germania.
Trascorrere molte ore in compagnia dei film e di cinefili accaniti mi ha
permesso di “imbottirmi” di quella gioia infantile che ti assale
quando trascorri il tempo in compagnia dell’oggetto del tuo amore e puoi
persino condividerlo con gli altri».
«Ogni
volta che si spengono le luci in sala ti ritrovi in un universo familiare,
intriso di visioni, ricordi, emozioni. Questo è quello che il Bif&st, come
ogni festival cinematografico che si rispetti, può fare: regalarti il cinema, presentarti
coloro che contribuiscono a tenerlo in vita, “costringerti” a
prenderti una pausa dalla quotidianità per dedicarti anima e corpo a quello
che ami davvero».
L’organizzazione, il cartellone denso di
eventi e proiezioni, il tributo a grande uomini e cineasti (Fritz Lang e Francesco Rosi quest’anno), le lezioni di cinema tenute da grandi
maestri e una verve tutta popolare che «si
può riassumere in “poco fumo e
molta sostanza“: sono questi i punti di forza del Festival di Bari».
Cosa è stato per te vedere più film al
giorno? E cosa hai cercato in quello che hai guardato sapendo che dovevi esprimere una valutazione?
«Vedere
più film al giorno sapendo di dover effettuare una cernita finalizzata ad una
classifica (con un vincitore e molti sconfitti) è un piacere ma allo stesso
tempo un impegno gravoso – risponde il collega –
: dietro i titoli di testa e di coda ci sono persone in carne e ossa che hanno
creduto in quel progetto, vi è un’idea
che nasce da un’ispirazione e che si concretizza con la passione, il duro lavoro, lo sforzo economico. Stabilire chi merita la corona e chi no è per
forza di cose un’operazione dolorosa se si parte da questa verità.
Personalmente, a parte rari casi di opere poco riuscite o che non sono comunque
riuscito ad apprezzare, mi sono lasciato guidare da un mix bilanciato di valutazioni tecniche e coinvolgimento emotivo».
Il film che ti resterà maggiormente
impresso tra quelli visionati?
«In
quest’ottica il film che mi ha maggiormente convinto è stato “Povodyr” del regista ucraino Oles Sanin (Menzione speciale),
rievocazione di un momento tragico della storia del suo paese attraverso
l’intrecciarsi del rapporto padre-figlio tra un musicista cieco e un ragazzino
americano rimasto orfano e l’holodomor
ucraino, il genocidio perpetrato attraverso la carestia dolosa causata in
queste terre dal regime sovietico. Un film che riesce ad unire splendidamente
un utilizzo consapevole e virtuoso dei mezzi tecnici alla bruciante esigenza di
raccontare il grave attacco alla vita e alla libertà individuale che l’URSS
sferrò ai contadini (kulaki) ucraini per impadronirsi del frutto del loro
durissimo lavoro nei campi. Una storia che non conoscevo quasi per nulla e che
adesso rivendica dentro di me l’importanza della lezione universale che
racchiude».
«Perchè
i film, e le opere d’arte in genere, sono soprattutto questo – conclude Domenico –: uno sguardo sul mondo e sulla storia, un invito a riflettere, un monito, una
testimonianza, un prezioso collage di suoni e immagini, parole e gesti. Vita
sullo schermo, insomma».