Per realizzare
“Madama Butterfly” Giacomo Puccini si documentò senza sosta e minuziosamente
sui vari elementi orientali che ritenne necessario inserirvi.
Se per
imparare usi e costumi giapponesi il compositore italiano si servì dell’attrice
Sada Yacco e della moglie dell’ambasciatore nipponico, a catapultare il
pubblico bitontino nel Paese del Sol Levante ci ha pensato Barbara Mangini, presentatrice di “Aspettando Madama Butterfly.
Spettacolo Tradizionale Giapponese”.
L’evento, che
precede l’appuntamento finale del Traetta
Opera Festival, si è tenuto ieri ed ha costituito, come giustamente osservato
dalla presentatrice, “un piccolo miracolo”.
Il Teatro
bitontino infatti si è trasformato in un Giappone in miniatura. Il Paese, così
distante geograficamente e per tradizioni, è sembrato incredibilmente vicino e
si è svelato dinanzi agli occhi dei tantissimi presenti.
Tutto parte
con la vestizione del kimono. Una
vera e propria arte quella della stylist e maestra di vestizione del kimono, Akiko Yoshizawa, attenta ai dettagli e
alle regole.
«Akiko, da donna sposata, deve
indossare kimono di colori sobri, come il grigio. – ha raccontato Barbara Mangini –Se l’occasione è importante, il tessuto
più adatto è la seta». La sua modella, invece, in quanto donna nubile, ha
potuto vestire un kimono di colori sgarcianti. «Si tratta di un furisode,particolare per le maniche lunghe e
svolazzanti, a mo’ di farfalla». È il segno caratteristico delle donne in
età adulta in cerca di marito che possono attirare l’uomo agitando le maniche.
La parte più
complicata e più particolare dell’abito è sicuramente il nodo dell’obi, la grande cintura posizionata sulla
vita che termina con un fiocco sulla schiena.
Molto più
semplice e meno colorato è invece il kimono da uomo.
«Anche in Giappone, il colore per
l’abito da matrimonio è il bianco. Per i parenti degli sposi, invece, è
consigliato un kimono scuro» ha continuato la presentatrice.
Spazio poi
alle musiche tradizionali ad
iniziare dal workshop con la canzone della festa del Matsuri.
I musicisti Toyotayu Tokiwazu, Sannosuke
Tokiwazu e Einojo
Senju sono stati inoltre protagonisti di “Chinchiriren”, eseguita al shamisen.
Lo strumento, discendente dall’antico sangen,
è della famiglia dei liuti, ha 3 corde e presenta una cassa quadrata di pelle
di gatto o di cane.
In “Hauta – Gosho no
Oniwa”(Il giardino del Palazzo
Imperiale), poi, alle melodie dei suonatori di shamisen si sono aggiunte le danze di Yuki Kimura e Shirayuki
Senju. Quest’ultima, discendente della stirpe dei Watanabe, si è esibita
con Einojo Senju in “Tokiwazu –
Modoribashi” (Il ponte di Modoribashi), dove, secondo la leggenda, Watanabe
no Tuna tagliò il braccio destro di una strega travestita da bellissima donna.
Il finale è stato
affidato ai musicisti Toyotayu Tokiwazu e Sannosuke
Tokiwazu e
a Senju Einojo, maestro del Senju Dance
Group. Il musicista, cantante e ballerino è stato il protagonista della
danza tradizionale giapponese “Nagauta –
Oi Matsu”. Un augurio di buona salute, associato alla figura del “matsu”,
ossia del pino che, da albero sempreverde, è simbolo di longevità.
Il Traetta
Opera Festival si concluderà il 9 e 10 aprile con l’esecuzione di “Madama
Butterfly”.
Gli
spettacoli sono quasi sold out.
Per info e
acquisto dei biglietti (del costo di 25 euro per la platea, 20 per gli ordini
centrali e 15 per gli altri ordini), rivolgersi al botteghino del Teatro
Traetta.