DI ANGELA ANIELLO
Decisamente avvolgente, morbido, intrigante il nuovo romanzo “Lumen”, edito da Besa, di Antonella Maddalena, scrittrice con diverse pubblicazioni in attivo.
L’amore è un diritto dell’anima! Comincia con un’affermazione forte la narrazione della storia della protagonista, vittima di negazioni, di bullismo, di repulsione e anaffettività a partire dai propri genitori.
Cosa accade quando il cuore è frastornato e passa in rassegna, con continui flashback, frammenti di ferite e paure?
C’è chi nasce bruco e decide di strisciare per tutta la vita e chi dentro di sé è già farfalla e prova a spiegare le ali per volare perché di tutto il male, che si assorbe, prima o poi bisogna liberarsi.
L’ansia, il ritmo serrato sono scanditi da parole chiave che si ripetono, come ad estendere un’eco che ha bisogno di trovare il proprio spazio nel mondo.
Lo spazio può essere un laboratorio di chimica, dove avviene tra pozioni e formule la trasformazione oppure è il contorno di occhi negli occhi che si perdono in una vastità da definire e da ripercorrere.
Lumen, la protagonista, conserva già nel nome una radice di luce necessaria a vincere il buio in cui a volte sprofonda: allora l’anima si sbriciola, i colori si fondono e la sete di vita si accresce nella misura in cui viene negata e repressa.
Il rito di osservare la gente intorno sempre più allegra e di vendicarsi di uomini che sono numerati e ai quali è rapportata l’iniziazione sessuale.
Il bacio, la scelta ricadente su tipi diversi che hanno in sé una loro eccezionalità.
Si può controllare il desiderio? E affondare nella carne equivale è un processo catartico che riconsegna a se stessi?
Chi ha troppo dolore dentro, a volte tende a fuggire finché l’aria non si purifica in luoghi deserti da cui la prospettiva pare cambiare.
Lumen così diversa per la pelle tempestata da bolle e orecchie irregolari, Lumen senza infanzia, Lumen abbandonata, oscurata, emarginata.
Chi è Lumen? Dov’è Lumen?
Lumen è il suo cuore caldo, è il singhiozzo dell’amarezza, è una finestra sulla luna e una farfalla bianca che si avventura nella notte.
Lumen è l’amaro di un freddo tenace, è il rifiuto da parte del padre, è il tentativo di abortire della madre, è la terra e l’abisso, è la pazienza di saper aspettare l’amore, è un luogo tutto suo in cui le stelle pallide devono essere contemplate.
Lumen è uno specchio che esalta e mortifica nelle imperfezioni, è la sensazione di poter vivere in apnea perché senza nutrimento dell’anima non si è, non ci si autogenera, ci si congeda pian piano dalla testa ai piedi facendo cadere anche le parole.
Lumen è tutte le donne che si sentono scombussolate, che non si sentono amate, che schizzano come onde furiose in una domanda solitaria: dove sto andando?
Qual è il risveglio della coscienza?
La risposta giunge negli incontri, fortuiti o predestinati, negli idilli, negli intrecci di musica e corpi, in uno slancio mistico che tenta di ricondurre tutto al proprio posto, in un’alba da attendere, in una stanza troppo geometrica, in un ardore che è ricongiungimento, che è compensazione e perdono, in un’intimità che è reciprocità.
Il dubbio è maestro di speranza, in una nudità che è lucidità, a un passo dall’abisso sempre.
Il gesto giusto nel tempo giusto è un atto magico. L’autrice trascina il lettore in un vortice di emozioni che aprono e chiudono porte.
Il vento salvifico della verità ingloba anche la ferocia, il diritto di essere felici in un’orchestra di bocche e di braccia, di voci e rivelazioni, di lingue che viaggiano alla stessa velocità e rumore di tacchi che superano l’imbarazzo del silenzio.
Quando le farfalle volteggiano rapide, quando la decisione è tra galleggiare o affogare, quando il grido strozzato brucia come una folgorazione, il cuore può sanguinare ma luccica la memoria di un corpo che dice e non dice.
Lumen ha il tepore della primavera e il gelo dell’inverno, in cerca di equilibrio tra visibile e invisibile.
Lumen ci invita a trattarci con la cura che ci meritiamo e con quella che dobbiamo ancora scoprire.
Lumen è l’immenso di un sogno. Lumen è!