“Carmina non dant panem” sentenziavano i severi latini per significare che la carriera letteraria destinava alla fame chiunque vi s’avventurasse.
Sorte che, poi, pareva essersi propagata naturalmente anche ad altri campi artistici.
Prendiamo l’ottava musa, il cinema, oggi non se la passa divinamente.
Tuttavia, c’è stato un tempo in cui quel fascio di luce che fende il buio della sala e disegna immagini fantastiche sullo schermo infinito compiva miracoli e univa i cuori.
Sì, perché dopo lo strazio mondiale del conflitto che aveva lasciato mucchi di macerie lungo lo stivale, c’era voglia di rinascere. Si sorrideva con i film di Antonio de Curtis in arte (sublime) Totò, spesso in coppia irresistibile con Peppino De Filippo, ci si emozionava con i western americani di John Wayne e si sognava con i cartoni animati di Walt Disney.
Era il boom economico e la fiducia in un domani migliore si faceva strada nei cuori di tutti.
Bitonto, negli anni Cinquanta, era un paesone agricolo con la solida (e solita) tradizione culturale, ben tre sale cinematografiche potendo contare: Coviello, Traetta e Umberto. E fra loro la rivalità era accesa per accalappiare ragazzi smaniosi d’onirici viaggi.
I gestori le inventavano tutte per battere gli avversari.
Questa tenzone incuriosì persino “La Stampa” di Torino, che dedicò all’incredibile vicenda un articolo dal titolo “Il cinema gratis e un panino per giunta”, nel numero del 25 marzo 1954.
L’occhiello sottolineava “l’entusiasmo degli spettatori per la concorrenza fra i tre locali”.
Il quotidiano sabaudo così raccontava, con dovizia di particolari: “A Bitonto si svolge una singolare gara tra i vari cinematografi della città: la concorrenza fra i tre cinema del luogo ha assunto questa sera proporzioni clamorose, fra l’entusiasmo e il compiacimento della cittadinanza. Il locale del signor Coviello ha fissato il prezzo del biglietto d’ingresso a lire 50, offrendo uno spettacolo con due film; gli ha subito risposto il proprietario di un altro cinematografo, ribassando il prezzo a lire venti; la terza sala come quella del Coviello, ha portato il prezzo a lire cinquanta (con due film); il Coviello ha dichiarato che resisterà all’azione del concorrente dichiarandosi disposto a scendere sino a lire cinque per persona, e se occorre anche gratis, con l’offerta ad ogni spettatore di un panino imbottito. Naturalmente i cinema sono affollatissimi”.
La lapidaria conclusione, più che una mera constatazione, appare come una ironica osservazione, che vale ancora oggi.
Quando si tratta di risparmiare, i bitontini sono sempre a caccia ansiosa dello sconto salvifico, pure un centesimo è grande conquista.
Se, poi, c’è da mangiare senza pagare, allora il tutto esaurito è assicurato…