Sul palcoscenico del Teatro
Petruzzelli un bosco da favola, incantato, magico e pieno d’amore.
Nel piccolo villaggio, nascosto tra i
cespugli si celebra un matrimonio.
Il guardaboschi Hans è
innamorato della bella Giselle, ma, come in ogni storia che si
rispetti, la ragazza non lo ricambia.
È il bellissimo principe travestito da
contadino, Albrecht, il suo amato: così, Hans cerca in tutti i
modi di svelare il segreto del rivale.
Affaticati dalla caccia, nobili signori
si fermano per riposare trovando ristoro dai contadini.
Triplice la fuga: Giselle scappa dalla
sua cagionevole salute, Albrecht dai cacciatori presso i quali si nasconde la sua
fidanzata Bathilde, Hans che cerca prove per dimostrare la sua
tesi, trova la spada del principe svelando le sue nobili origini.
Ci hanno pensato i ballerini del Teatro Accademico Nazionale dell’opera e
del balletto della Repubblica di Bielorussia a far nascere una sfida a
colpi fouettés en tournant tra i due uomini e in amorevole risposta dalla fragile
Giselle, continuamente richiamata da sua madre preoccupata per la sua salute.
E così, tra mille pirouette, la
ragazza sprofonda tra le tenebre della follia e muore.
Ma, non appena il sipario s’apre, il
paesaggio diventa onirico e, carezzato dal suono delle arpe, il pubblico si
trova in compagnia delle Villi, fidanzate abbandonate e morte prima
delle nozze, che escono dalle tombe nel cuore della notte.
In candidi abiti, leggiadre come
farfalle, catturano i giovani viandanti e li costringono a ballare fino allo
sfinimento.
Hans non avrà diversa sorte: avvicinato
alla tomba di Giselle ballerà fino a soccombere.
Il terribile destino toccherà anche al
principe che non può dimenticare la sua amata.
S’avvicenda nella danza la giovane anima
della giovane che cercherà di salvare Albrecht. Proprio in quell’istante
sorgerà il sole, il potere delle Villi si annullerà e loro svaniranno nell’aurora.
L’amore di Giselle è riuscito a salvare
la vita del principe.
Il balletto, creato a Parigi nel 1841
all’Académie Royal de Musique dalla coppia Jean Coralli e Jules Perrot – costruito sul libretto di Jules Vernoy de Saint
–Georges, Thèophile Gautier e Jean Coralli -, è basato su un racconto
fantastico del più famoso poeta Heinrich Heine.
Storia romantica per eccellenza, mette
in scena l’impalpabilità della danza e la sua evanescenza che fa quasi da
contraltare all’amore assoluto e totalizzante che vince su ogni cosa. Morte
compresa.
Ma la Giselle racconta anche la
tristezza a cui conduce la vecchia concezione della società che distingue
ricchi da poveri, aristocratici e benestanti, da una parte, e poveri e popolani, dall’altra.
La musica di Adolphe Adam – nonostante l’inserimento
di altri compositori come Minkus e Burmuller –, diretta nella serata dal maestro Viktor Ploskina, resta uno dei
migliori esempi di eleganza ed eloquenza narrativa del balletto ottocentesco
grazie anche ai leitmotiv che connotano
i personaggi e le loro entrate in palcoscenico.
Il virtuosismo dei ballerini, V. Petrovsky, A. Chizhyk, A. Kravchenko, M.
Vezhnovets, L. Kudriavtseva, e I. Artamonov, è stato connotato da un’impalpabile
naturalezza e dalle spiccate abilità attoriali dei protagonisti.