Questa storia comincia dalla fine. Dal febbraio di due anni fa, quando il nostro protagonista (lui, però, non avrebbe davvero voluto esserlo) si spegne, a 69 anni, per colpa di un infarto.
Fin qui, ovviamente, nulla di eccezionale, ma la storia di Enrique Castro González detto Quini è quel mix perfetto di grande calcio e dolore. Una marea di reti messe alle spalle dei portieri avversari, 313 tra club e nazionali, il passaggio al Barcellona dopo una vita nella provincia calcistica spagnola, due Mondiali giocati. La morte di un fratello, il cancro, e molti lati oscuri. Uno su tutti: il rapimento. Già, emblema di come per una volta lo sport più amato tracima dalla pagina sportiva, fino ad arrivare in cronaca e non certo in quella rosa.
Tutto si consuma una notte di tardo inverno di 39 anni fa. Era il 1° marzo 1981. Quella sera il “suo” Barcellona ha da poco vinto contro l’Hercules di Alicante. È finita come se fosse una partita di tennis, 6-0, e il bomber ha segnato una doppietta. Di lì a qualche ora, inizia un dramma. Sono le 9 di sera quando Quini scompare all’improvviso. ”Andarono a prenderlo sotto casa – raccontano le cronache dell’epoca – cinque giorni dopo il fallito golpe Tejero e sette prima della sfida da primato con l’Atletico Madrid. Perciò il suo rapimento parve politico, voluto da un gruppo di destra per fermare “i separatisti”, o dai baschi dell’Eta”. L’attaccante blaugrana è stato rapito, allora, dal “Battaglione catalano spagnolo”, un sedicente gruppo terroristico spagnolo di estrema destra.
Due domande, allora. Ma chi era Quini? E, soprattutto, perché lui?
È tutto fuorchè un attaccante di secondo piano. Ottavo goleador nella storia della Liga con 219 reti, divise fra Barcellona (54) e Sporting Gijón (165). Per cinque volte è capocannoniere del Campionato: 3 con la maglia dello Sporting Gijón, 2 con la squadra che fu di Cruijff e che anni dopo sarà di Ronaldinho, Messi e Neymar. Nel 1970 e nel 1977 è stato il più prolifico anche nella Segunda División, il corrispettivo della nostra Serie B. Nel suo palmarès ci sono una Coppa delle Coppe, una Liga e una Copa del Rey, tutti vinti in blaugrana. Annovera anche 35 presenze e cinque reti in Nazionale. Con la maglia delle “Furie rosse” partecipa all’Europeo del 1980 in Italia, al Mondiale d’Argentina 1978 e a quello casalingo del 1982.
La Spagna, in quegli anni, viveva una fase storica decisamente impegnativa. La dittatura franchista è terminata da poco, ma il passaggio alla democrazia è molto delicato e le tentazioni autoritarie rimangono ancora fortissime. Basti pensare che proprio il 23 febbraio 1981, re Juan Carlos e l’esercito neutralizzano un tentativo di golpe organizzato da un reparto della Guardia Civil guidato dal tenente colonnello Antonio Tejero Molina. Il Campionato, ovviamente, riflette in pieno le inquietudini di quegli anni.
Ed è qui che si inserisce questo incredibile rapimento. Il Barcellona, battendo l’Alicante, si è confermato a due punti dalla capolista Atletico Madrid, alla vigilia dello scontro diretto, in programma la settimana successiva.
I rapitori si fanno sentire poche ore dopo il misfatto. È la mattina del 2 marzo. Dicono che Quini sarà rilasciato l’11 marzo, ma a patto che il Barcellona paghi un riscatto pari agli attuali sette milioni e mezzo di euro.
Non accade, ovviamente, mentre succede che la compagine catalana perde lo scontro al vertice e pure parecchi punti nelle partite seguenti, compromettendo la corsa al titolo.
Ed è proprio adesso che accade qualcosa. Il 25 marzo, la polizia fa irruzione in uno scantinato di Saragozza, dove un elettricista e due meccanici avevano in ostaggio Enrique Castro González. Decisive le intercettazioni telefoniche e la vigilanza sul conto bancario nel quale era stato chiesto di versare il riscatto. Quello stesso giorno, un mercoledì, la nazionale iberica batte 2-1 gli inglesi nel mitico stadio di Wembley.
E siccome Quini è stato davvero un grande, l’indomani della liberazione è già con i compagni per riprendere gli allenamenti. Chiuderà quella stagione con 20 reti all’attivo.
La sua carriera calcistica è durata per altre sei stagioni, equamente divise tra Barcellona e Sporting Gijon, dove ha appeso le scarpette al chiodo nel 1987.