Questa è una storia che fa scendere più di una lacrima. Ma non di tristezza. Di gioia, di commozione, quasi di incredulità, soprattutto perché sembra impossibile possa essere accaduta.
E che, soprattutto, fa a cazzotti con tutto quello che è successo nel Santo Stefano del pallone nostrano, tra cori razzisti e un tifoso morto. E, coincidenza ha voluto, che questo bellissimo racconto si è consumato proprio il giorno di Natale.
Correva l’anno 1937. Siamo in Inghilterra, dove era già di moda non stappare champagne e non mangiare panettone il dì della Natività, ma passarlo sui rettangoli verdi. Era il 25 dicembre di 81 anni fa, dunque, e a Stamford Bridge si affrontano Chelsea e Charlton Athletic. Al 55′, sul punteggio di 1-1, l’arbitro e i capitani decidono di sospendere la gara a causa di una fittissima nebbia, ma l’estremo difensore – e in seguito leggenda – degli ospiti, i cosiddetti “Addicks” non se ne accorge, e resta in campo per mezz’ora in uno stadio ormai vuoto. E sarebbe rimasto ancora di più se non fosse stato un poliziotto a ritrovarlo.
Lui è Sam Bartram, portiere e leggenda di quella compagine inglese, all’epoca un 23enne. Un fisico scolpito nell’acciaio, lo sguardo da scavezzacolli, l’inseparabile berretto. Arriva al Charlton nel 1934 e vi resta fino al 1956, anno del suo ritiro. Dopo 579 presenze e un FA Cup conquistata nel 1947 in quella finale vinta contro il Burnley. Ma lui, nonostante questa fedeltà agli stessi colori da fare invidia a tanti, rimarrà sempre il protagonista della “storia di Natale del mondo del calcio“.
Un pallone che, paradossalmente, è cambiato negli interpreti (Manchester se la passava davvero male, e il Charlton Athletic era una corazzata e una squadra molto rispettata), ma non nella sua interpretazione oltre la Manica. Viene prima di ogni cosa. Innanzitutto, l’approccio dev’essere stoico, ci fosse da affrontare una bufera. Poi si vede. E si è pensato così anche quel giorno di festa, in cui in cui tutto il Regno Unito è stato avvolto da una coltre spessissima di nebbia.
Natale 1937, allora. Siamo al campo del Chelsea, dunque. I 22 in campo si danno battaglia e chiudono il primo tempo di quel derby sul risultato di 1-1. Il pubblico dello “Stamford Bridge” è composto, già da allora, dai Pensioners (tuttora così definiti): anziani che si godono la loro brava squadra di metà classifica. Ma in quel pomeriggio c’è poco da godere, e tanto da immaginare, perché la nebbia scende progressivamente, è sempre più minacciosa. All’intervallo, non si vede più niente.
Ma lo spettacolo deve andare avanti. In nome di quell’approccio stoico.
Le squadre tornano in campo, e gli Addicks continuano ad attaccare con insistenza per portare i tre punti a casa.
Tuttavia, ormai, in campo si va a zonzo senza una meta: la coltre di umidità è talmente fitta da indurre alla consultazione arbitro e capitani, allo scoccare del 55′. Si torna negli spogliatoi. Il fischio debole del direttore di gara, e i tifosi abbandonano lo stadio, che a poco a poco si svuota. In campo e sugli spalti, non c’è più nessuno.
O meglio, così si pensava. Ma non è vero. È rimasto uno, uno solo. Che non si è reso conto di nulla. Passano una trentina di minuti, e il silenzio ovattato della nebbia natalizia, viene rotto dalle urla di un poliziotto che si accorge che il portiere del Charlton Athletic era ancora lì, tra i pali di una delle due porte di Stamford Bridge. Interdetto, Bartram rientra negli spogliatoi, dove ritrova i suoi compagni, lavati e rivestiti in giacca e cravatta d’ordinanza e che scoppiano in una fragorosa risata.
Quella storia, però, fa il giro del Globo e nessuno l’ha più dimenticata.
Anni dopo, nella sua biografia, la descrive così: “Il Charlton Athletic di quell’epoca era una grande squadra, che proponeva un gioco particolarmente offensivo. Mi capitava spesso di non toccare palla per lunghi tratti nell’arco di una partita. Così, quel giorno, credevo che i nostri attaccanti avessero preso d’assalto la porta del Chelsea, contro cui avremmo dovuto vincere a tutti i costi. Non certo che se ne fossero andati dal campo, insieme ai nostri avversari. Me ne stavo semplicemente lì, nella nebbia, aspettando di esultare per un nostro gol e, se non fosse stato per quel poliziotto, chissà quando mi sarei accorto dell’accaduto”.
Quel leggendario portiere, morto nel 1981, oggi è ricordato con una statua in suo onore allo stadio “The Valley“.