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Home » A spasso con la Storia/Il 21 febbraio 1965 veniva ammazzato Malcolm X. Un leader ancora discusso e dalle molte ombre

A spasso con la Storia/Il 21 febbraio 1965 veniva ammazzato Malcolm X. Un leader ancora discusso e dalle molte ombre

Non aveva neanche 40 anni. Una delle figure più importanti per il movimento dei diritti civili dei neri

La Redazione by La Redazione
17 Febbraio 2018
in Cultura e Spettacolo
A spasso con la Storia/Il 21 febbraio 1965 veniva ammazzato Malcolm X. Un leader ancora discusso e dalle molte ombre
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Il suo nome inizia a essere sulla bocca di tutti nel 1957. Johnson Hinton, un membro della Nazione Islamica, quel movimento afroamericano creato nel 1930 con l’obiettivo, forse un po’ estremista, di creare negli Stati Uniti una nazione nera filo-islamica, è picchiato – riceve diversi colpi alla testa – e arrestato dalla polizia di New York. Per sua fortuna, però, un uomo riesce a radunare centinaia di persona davanti alla stazione dei poliziotti chiedendo di vederlo e averlo in custodia. Ci riesce, e lo trasporta in ospedale salvandogli la vita.

 

Ma chi? All’anagrafe si chiama Malcolm Little, ma tutti lo conoscono come Malcolm X, uno degli esponenti più importanti del movimento dei diritti civili dei neri e che, dopo una lunga serie di battaglie, è ucciso con 21 colpi di pistola in un hotel di New York, durante un suo ennesimo comizio.

È il 21 febbraio 1965, 53 anni fa. La sua figura, però, che molti opponevano a un altro leader dell’epoca, Martin Luther King, fa ancora riflettere e discutere ancora oggi.

Little (“Mio padre non conosceva il suo vero cognome. Lo ricevette da suo nonno che a sua volta lo ricevette da suo nonno che era uno schiavo e che ricevette il cognome dal suo padrone”, dirà egli stesso, motivando l’eliminazione del cognome) nasce nel 1925 nello stato del Nebraska e ha un’infanzia molto complicata. Perde il padre a soli sei anni, e la madre è ricoverata poco tempo dopo in una clinica psichiatrica. Giovanissimo, è il 1946, Malcolm X è arrestato per alcuni furti in appartamento e condannato a otto anni di reclusione.

 

Nel carcere di Charlestown, vicino Boston, fa un incontro fondamentale per la sua vita. Conosce la Nazione Islamica e, dopo essersi avvicinato al gruppo e convertito alla loro versione dell’Islam – era una setta islamica militante -, trascorre la maggior parte del tempo in prigione leggendo libri e studiando. Quando esce, è il 1952, diventa un membro importante dell’Organizzazione, uno dei suoi leader religiosi, comincia anche il suo impegno militante per i diritti civili, e decide di cambiare cognome.

Dopo l’episodio del 1957, Malcolm X inizia davvero a farsi conoscere in modo esponenziale. È invitato molte volte in radio e in televisione, le sue dichiarazioni occupano spessissimo le prime pagine dei giornali, e il suo attivismo si fa sempre più intenso, anche per via dei suoi insegnamenti.

È convinto, infatti, – così come la Nazione Islamica – che all’epoca, ci fosse la supremazia dei neri sui bianchi, e l’idea che tutti i bianchi fossero intrinsecamente malvagi, o comunque colpevoli dell’oppressione dei neri. In uno dei suoi più famosi discorsi, Malcolm X dichiara che i neri degli Stati Uniti dovevano lottare per i loro diritti “con tutti i mezzi necessari”.

E la sua propaganda lo porta, in molteplici circostanze, ad avere posizioni opposte a quelle di Martin Luther King. Lo definisce uno “strumento” della repressione dei bianchi. Critica a più riprese le sue teorie sulla non-violenza, sostenendo che fanno il gioco dell’oppressore e insegnassero ai neri a non reagire.

È anche contrario alla famosissima marcia su Washington del 1963, una delle più grandi manifestazioni per i diritti civili nella storia degli Stati Uniti, da lui definita la “farsa su Washington”.

E nello stesso anno, ma a novembre, commentando l’assassinio del presidente John F.Kennedy, non esita ad affermare che fosse felice dell’accaduto e che la violenza che i Kennedy non erano riusciti a fermare gli si era “ritorta contro“.

 

L’anno successivo, il 1964, è un anno cruciale per la sua vita. Interrompe i suoi rapporti con la Nazione Islamica, perché perde fiducia nel suo leader e per alcuni dissapori tra i due, ed effettua numerosi viaggio in giro per il mondo, toccando anche La Mecca, dove vede pregare insieme musulmani dalla pelle scura e chiara, biondi o con i capelli neri, capisce nuovi modi per risolvere il problema dei diritti dei neri negli Stati Uniti, comincia a non considerare più i bianchi come nemici.

Il suo è un cambiamento radicale, tanto che in un famosissimo discorso, dice: “I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. I diritti umani vi sono dati da Dio. I diritti umani sono quelli che tutte le nazioni della Terra riconoscono. In passato, è vero, ho condannato in modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo errore; perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi. Da quando alla Mecca ho trovato la verità, ho accolto fra i miei più cari amici uomini di tutti i tipi – cristiani, ebrei, buddhisti, indù, agnostici, e persino atei! Ho amici che si chiamano capitalisti, socialisti, e comunisti! Alcuni sono moderati, conservatori, estremisti – alcuni sono addirittura degli “Zio Tom”! Oggi i miei amici sono neri, marroni, rossi, gialli e bianchi!”.

 

Negli Stati Uniti torna nel febbraio 1965, ed è un ritorno drammatico. Il 14 febbraio riesce a sopravvivere a un attentato dinamitardo, ma esattamente sette giorni dopo, è assassinato da alcuni membri proprio della Nazione Islamica.

Non ha neanche compiuto 40 anni.

Ma ancora oggi i neri d’America si interrogano sulla sua eredità…

 

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