C’è chi lo definisce, come fa Peter Gomez, giornalista e uno dei fondatori de “Il Fatto quotidiano”, un libro onesto, crudo e coraggioso.
C’è chi invece, come fa Franco Arminio nella prefazione, lo vede come un libro preciso e caloroso, gentile e appassionato.
Molto più semplicemente, “A me piace il Sud. Riflessioni, interviste, e proposte sulla questione meridionale”, scritto dall’ingegnere Alessandro Cannavale e dall’esperto di mafie Andrea Leccese, è un libro di amore verso il Mezzogiorno, certamente di denuncia delle tante cose che non vanno e al tempo stesso di elogio degli altrettanti molteplici aspetti che funzionano, ma che non fanno notizia e che neanche noi sappiamo di avere.
E in questo atto di amore dei due autori – il primo è barese, il secondo di San Severo – quello che emerge è che nulla viene taciuto, niente è nascosto, alcunché viene omesso.
Ed ecco, allora, che ricompare la questione meridionale, secondo più di qualcuno ormai superata, inesistente o mai esistita, e scavalcata dai tempi o dalla più moderna dicitura “questione settentrionale”.
Tutto però parte dai luoghi comuni, il vero cancro che dal 1861 affossa il Sud, che ci fa vedere e dipingere come brutti, sporchi e cattivi, parassiti, fannulloni, nullafacenti, palla al piede, e ci ha dato la convinzione che nascere meridionali, essere meridionali, sia una inevitabile condanna.
E a fare da contraltare ai luoghi comuni, ci sono le opinioni di intellettuali, giornalisti, magistrati, scrittori, accademici e poeti che danno la propria percezione del Sud di oggi, e le facce belle del Mezzogiorno. Soprattutto di chi ha deciso di ritornare dopo lunghi anni di esilio ed esodo forzato.
Il libro verrà presentato domani pomeriggio, alle 18.30, all’Ancaranus, in un evento organizzato dalla Libreria del teatro e dal Circolo dei lettori.
A dialogare con l’autore sarà Michele Cotugno Depalma, giornalista del “daBITONTO”.