Sintesi del convegno imperniato sulle Zone economiche speciali, tenutosi martedì 17/04 nell’Hotel Parco dei Pincipi a Bari. Le zone economiche speciali, com’è noto, sono entrate nel nostro ordinamento con la legge n. 123 del 03/08/2017 che al Capo II disciplina obiettivi, funzioni e tempistica per la loro istituzione, ma ad oggi non è ancora entrata a regime in Puglia.
Se ne è parlato nel convegno organizzato dai dottori commercialisti e consulenti del lavoro aderenti, all’associazione consulenti aziendali e del lavoro, in sigla Asso.c.a.l. e dall’Associazione degli avvocati “Sapere aude“, per fare il punto sullo stato dell’arte.
Presenti autorevoli esponenti del mondo accademico, politico e sindacale. Per l’Università il magnifico Rettore dell’Uniba Prof. Antonio Uricchio e il prof. Nicola Fortunato, il prof. Avv. Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità portuale del Mar Adriatico meridionale, il dott. Domenico Bianco presidente del consorzio Asi di Brindisi e coordinatore dei consorzi Asi di Puglia, il sindaco di Bitonto e vicesindaco della città Metropolitana di Bari Dott. Michele Abbaticchio, l’ing. Creanza componente della task force della Regione Puglia, il presidente dell’associazione “Sapere aude”, avv. Michele Coletti, il consigliere dell’ODCEC di Bari, dott. Mariano Dibitonto, il Segretario Regionale della Cisl Giuseppe Boccuzzi, la CNA, la Confartigianato, la Confcommercio, la Confesercenti, l’Edilcassa di Puglia e la Claai Puglia.
L’Università degli studi di Bari, ha affermato il Magnifico Rettore, è parte attiva nel processo di svilippo economico, impegnato com’è ad attivare percorsi formativi mirati alla formazione dei quadri dirigenti delle imprese, nelle facoltà con profilo economico-giuridico.
L’università fornirà, inoltre, servizi di consulenza ed assistenza nelle varie fasi di sviluppo dei progetti imprenditoriali, avuto riguardo, in particolare, alla misura a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno.
Il sindaco di Bitonto, intervenuto anche in qualità di vicesindaco della Città Metropolitana, ha confermato l’interesse per la zes e le aree che saranno in essa ricomprese, in continuità con quanto si sta già facendo, avuto riguardo al recente protocollo d’intesa sottoscritto tra la Città Metropolitana ed il consorzio ASI e l’avvio nella zona artigianale di Bitonto del FabLab, polo tecnologico al sevizio delle imprese artigiane, frutto dell’accordo con il Politecnico di Bari e l’amministrazione di Bitonto.
Il presidente di “Sapere Aude”, avv. Michele Coletti, pur riconoscendo le indubbie potenzialità di sviluppo insite nella Zes, ha sottolineato la necessità che, nell’elaborando piano di sviluppo strategico regionale, si tenga conto delle vocazioni produttive dei territori interessati, garantendo così una crescita duratura nel tempo.
Nel corso dei lavori, condotti dal dott. Michele Urbano, Presidente dell’Assocal CDL e revisore legale, e dall’avv. Giovanni Brindicci, vicepresidente di “Sapere aude”, una volta delineati i caratteri specifici della zes, sono stati affrontati gli aspetti ancora incompiuti che ne impediscono concretamente l’avvio.
Le zes nascono con il preciso intento “di favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree del paese, delle imprese già operanti, nonchè l’insediamento di nuove imprese in dette aree…” (art. 4)
A tal proposito, come ha sottolineato il dott. Urbano, può rappresentare un primo passo per rilanciare la crescita economica al sud sempre più distante dal nord- italia e dal resto dell’Europa.
Successivamente alla legge, ha ricordato l’avv. Brindicci, è stato emanato il D.P.C.M. n. 12 del 25/01/2018, con il quale sono stati riconosciuti alla Puglia 4.408 ettari (valore massimo consentito) da destinare a zona economica speciale e sono stati disciplinati alcuni aspetti attuativi.
In particolare, gli articoli 3 e 4 hanno individuato i requisiti delle Zes, rispettivamente di quelle ubicate nella stessa regione (massimo due) e di quelle interregionali.
Nel primo tipo, possono essere ricomprese aree della medesima regione, non territorialmente adiacenti, purchè presentino un nesso economico funzionale e che comprendano almeno un’area portuale. Il nesso economico funzionale tra aree non territorialmente adiacenti, sussiste qualora vi sia la presenza, o il potenziale sviluppo, di attività economico-produttive, indicate nel Piano di sviluppo strategico, o di adeguate infrastrutture di collegamento tra le aree interessate.
Quindi in essa sono compresi i porti, le aree retroportuali e aeroportuali, piattaforme logistiche e interporti, con esclusione delle zone residenziali.
Al secondo tipo, zes interregionale, appartengono quelle regioni dove l’area portuale è presente solo in una delle due regioni. In questa evenienza, l’istanza è presentata congiuntamente.
Per la Puglia, ha affermato il dott. Giuseppe Creanza, siamo di fronte alle due tipologie, in particolare la Zes del basso adriatico e la zes interregionale jonica.
La zes adriatica comprende 2.670 ettari complessivi ripartiti tra Foggia, circa 400 ettari, Barletta, circa 320 ettari, Brindisi-Lecce, circa 1.350 ettari e Bari con circa 600 ettari, in quest’ultima ricadono le aree produttive di Bari/Modugno, Bitonto, Altamura, Gravina e Santeramo.
La zes Jonica, connessa al porto e alla piattaforma logistica di Taranto, comprenderebbe 1.730 ettari complessivi tra cui l’area produttiva di Taranto e le aree
individuate in Basilicata, con Ferrandina, Matera Jesce, Matera la Martella, San Nicola di Melfi, Tito e Valbasento.
La proposta per l’istituzione della zes sono presentate dal Presidente della Regione al Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti i sindaci delle aree interessate.
A corredo, va allegato il Piano di sviluppo strategico che deve contenere tra l’altro:
• la documentazione delle aree individuate, l’evidenziazione di quelle ricadenti
nell’area portuale e l’elenco delle infrastutture esistenti e di quelle di
collegamento tra aree non adiacenti;
• l’analisi dell’impatto sociale ed economico atteso dalla zes;
• una relazione illustrativa del piano strategico con le tipologie di attività che si intendono promuovere nell’area, o che si intendono rafforzare;
• l’individuazione delle semplificazioni amministrative di propria competenza
che la regione intende adottare per le iniziative imprenditoriali localizzate nella zes e l’indicazione dei pareri o altri atti di assenso già rilasciati dagli enti locali
• per le attività funzionali al piano strategico;
• l’indicazione delle agevolazioni ed incentivazioni che possono essere concesse dalla regione;
• le modalità con cui le strutture amministrative delle regioni e degli enti locali
intendono espletare le funzioni amministrative e di gestione degli interventi di
competenza regionale previsti nell’area. Il funzionamento, il coordinamento ed il controllo sono affidati al comitato di indirizzo di cui all’articolo 8 del D.P.C.M., composto da non più di cinque membri, presieduto dal Presidente dell’Autorità di sistema portuale ricadente nella zes.
Tra i compiti principali che il comitato d’indirizzo deve garantire, si segnalano in
particolare:
• le iniziative necessarie ad attrarre gli investitori;
• la verifica che le imprese beneficiarie mantengano la loro attività nell’area per
almeno sette anni, nel rispetto del piano di sviluppo strategico, coordinando gli
obiettivi di sviluppo individuati dal piano;
• le condizioni di accesso alle infrastrutture esistenti;
• la verifica per ciscuna impresa dell’avvio del programma di attività economiche
imprenditoriali o degli investimenti di natura incrementale;
• la sottoscrizione di protocolli e convenzioni tra le amministrazioni locali e
statali interessate, per l’attivazione di procedure semplificate idonee a garantire
lo snellimento delle procedure burocratiche, secondo quanto sarà indicato in un
apposito D.P.C.M..
Il primo ostacolo da rimuovere, a detta dei relatori, primo fra tutti il prof. Ugo Patroni
Griffi, Presidente dell’autorità portuale di Bari, è sicuramente la burocrazia.
E’ il più grande ostacolo sulla strada dell’insediamento di nuove imprese, in
particolare nelle aree del mezzogiorno.
L’art. 5 della legge istitutiva, elenca i benefici fiscali e le semplificazioni riconosciuti alle nuove imprese e a quelle esistenti che avviano il programma di attività economiche e di investimenti di natura incrementale nelle zes. Sul versante della semplificazione, vengono consentite procedure semplificate, anche mediante convenzioni e protocolli d’intesa tra le amministrazioni locali e statali (sportello unico delle attività produttive, C.C.I.A.A, Asl, Vigili del fuoco, ecc., ecc.) tendenti ad accelerare i termini procedimentali ed adempimenti semplificati, rispetto alle procedure canoniche.
I criteri derogatori e le modalità dettagliate saranno individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare su proposta del Ministero della coesione territoriale e il Mezzogiorno, previa delibera del Consiglio dei Ministri.
Oltre a rimuovere lacci e laccioli, bisogna pensare soprattutto ad un modello di sviluppo economico sostenibile, ha proseguito il prof. Patroni Griffi, con l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, di prodotto e di processo, che riducano o azzerino le emissoni di anidride carbonica.
Unitamente alla semplificazione, l’art 5 elenca i benefici fiscali da riconoscere alle imprese.
In particolare il comma 2. prevede la concessione del credito d’imposta ex art. 1,commi 98 e eseguenti, della l. 28/12/2015 n. 208 per beni acquistati entro il 31/12/2020, nel limite massimo, per ciascun progetto d’investimento, di 50 milioni di euro, subordinandone la concessione alla permanenza dell’impresa, non in stato di liquidazione nè di scioglimento, almeno per sette anni.
Il dott. Domenico Bianco ha evidenziato come da questo provvedimento potrebbero trarne vantaggio solo le grandi imprese. A suo parere vanno coinvolte, nel processo di insediamento o di ampliamento, se si tratta di imprese già esistenti, anche le piccole e medie imprese, a patto che si aggreghino.
Non solo va riconosciuto il credito d’imposta, infatti la Regione Puglia e le amministrazioni locali possono e secondo gli intervenuti, debbono riconoscere, rispettivamente, la riduzione o l’azzeramento dell’Irap, l’esclusione dall’Imu, dalla Tari e da altre imposizioni cosìddette minori.
Ancora, sarebbe auspicabile l’introduzione di agevolazioni doganali mediante sospensione del pagamento dell’imposta sul valore aggiunto e dei dazi, con semplificazione delle procedure doganali.
Un discorso a parte è stato fatto dal dott. Urbano a proposito dell’esenzione o riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni.
Anche questa agevolazione deve essere riconosciuta perchè compatibile con le regole
sulla concorrenza del mercato interno, a mente del paragrafo 3 dell’articolo 107 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea del 2014.
Inoltre il paragrafo 3 precisa che possono essere compatibili quelle misure destinate a favorire lo sviluppo economico in quelle regioni in cui il tenore di vita sia anormalmente basso con Pil pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione Europea, oppure ci sia sottoccupazione.
Il pil pro capite, delle provincie pugliesi, infatti, è al di sotto del 60% della media europea. Nella provincia di Bari, ad esempio, il pil pro capite si è attestato intorno ai 19.800,00 euro, mentre a Milano è pari a 49.800,00 euro (Fonte Eurostat).
Questa ulteriore misura agevolativa, a valere per le zes, ma che andrebbe estesa a tutto il mezzogiorno d’Italia, si giustifica con l’erosione subita al sud dal pil pro capite negli ultimi dieci anni e con il tasso di disoccupazione al 13%, doppia rispetto al nord Italia. Essa offrirebbe un maggior appeal agli investitori, soprattutto esteri, garantendo la stabilità dei livelli retributivi che altrimenti potrebbero essere sottoposti a deroghe nelle zes.
Da tutti gli intervenuti, tra cui il segretario regionale Cisl Giuseppe Boccuzzi, è stata auspicata una forte accelerata della Regione Puglia in particolare procedendo all’approvazione del piano di sviluppo strategico e al completamento della perimetrazione delle aree.
A conclusione dei lavori, i presidente delle due associazioni hanno deciso di inviare al Presidente Regionale della Puglia, al Presidente della Città Metropolitana di Bari e al Comune di Bitonto il documento conclusivo per quanto di loro competenza.
Documento redatto dal presidente dell’Assocal dott. Michele Urbano