Un’azienda che non chiude non dovrebbe considerare il 30% dei suoi dipendenti in esubero.
Uno stabilimento che continua a vivere non dovrebbe passare dalla produzione di alta qualità a quella standard (general use).
Una fabbrica attiva non dovrebbe avere una scadenza a 5 anni.
“Non convincono le considerazioni di queste ore, che portano un po’ tutti a tirare un sospiro di sollievo –commenta Domenico Damascelli, vicecoordinatore provinciale vicario del Pdl-, perché per le nostre famiglie che lavorano nella Bridgestone di Bari il futuro non sembrerebbe poi così tanto roseo come si racconta”.
Una realtà che per cinquanta anni ha positivamente tenuto i motori accesi, producendo pneumatici per tutto il mondo e rappresentando un punto di riferimento per il nostro territorio e per l’economia pugliese, oggi, nonostante l’intervento delle istituzioni locali, regionali e nazionali, annuncia la sua permanenza a termine, a determinate condizioni e con modifiche al processo produttivo.
Ciò dovrebbe far riflettere perché, in realtà, la Bridgestone non assumerà più, taglierà gli esuberi con licenziamenti o riduzioni delle ore lavorative e rischierà, prima o poi, di chiudere i battenti.
Dunque, delle due l’una. O si comprende una volta per tutte che produrre dalle nostre parti non è più conveniente, perché le infrastrutture vanno adeguate e rinnovate, perché il costo del lavoro è elevato, perché l’Iva è la più alta d’Europa dopo l’Ungheria o continueremo ad assistere passivamente a situazioni simili.
“Non penso che la soluzione per la questione Bridgestone a cui si è giunti sia soddisfacente, tutt’altro” prosegue Damascelli che da capogruppo consiliare del Pdl con la sua collega Carmela Rossiello attivò anche il Consiglio Comunale di Bitonto sul caso Bridgestone.
“Sapevamo tutti che l’azienda non avrebbe mai realmente chiuso dall’oggi al domani e che quella videoconferenza iniziale fu solo un’imprudenza dei vertici aziendali, ma a conclusione della vertenza i risultati sono lo specchio di un sistema economico in decadenza, ormai vecchio e non più appetibile agli investitori. La nostra Terra, invece, deve tornare ad attrarre capitali, ma per far ciò è necessario che sia pronta ad affrontare la sfida della modernizzazione infrastrutturale e fiscale, servizi e strutture pubbliche efficienti e una pressione tributaria non asfissiante” dichiara l’esponente del centrodestra.
Ma la vicenda Bridgestone non è l’unico dramma che sta travagliando dolorosamente il tessuto socioeconomico barese. Anche l’OM Carrelli è in crisi da anni con tutto quel che consegue di tragico e precario per centinaia di operai e delle relative famiglie.
“Spero che sulla vertenza OM le istituzioni preposte siano sensibili, attente e restino vicino alle famiglie che vivono il disagio e l’ansia di un percorso che in un primo momento sembrava aver preso la strada giusta, ma che poi si è rivelato un inganno. Perché se è vero che chi fa impresa sia, logicamente, alla ricerca di un compenso che ripaghi l’alto fattore di rischio che comporta l’impiego di capitale in un investimento, come può essere un’azienda, è altrettanto vero che un imprenditore ha anche un ruolo sociale che non può ignorare perché l’azienda rappresenta una risorsa non solo per il suo titolare, ma anche per la collettività”, conclude Damascelli.