“Vatti a far curare, ricchione”. È il contenuto del biglietto, scritto a penna, su un foglio a righe e attaccato con lo scotch, sulla porta di casa di un giovane di Bitonto (Ba). “Appena arrivato sulla soglia del mio appartamento non ho creduto ai miei occhi – racconta Michele (nome di fantasia) all’AGI -. Non è possibile che nel 2023 c’è ancora chi giudica, non consente la libertà personale, chi considera l’omosessualità una malattia per cui farsi curare”. E continua: “Non ho mai dato spettacolo, sono un ragazzo normalissimo, che lavora come tanti altri, mi chiedo perché c’è tanta cattiveria? A volte sembra di vivere con il terrore addosso e non è possibile”, dice con rammarico. La denuncia arriva “soprattutto per difendere le tante, troppe persone, che ancora non riescono a vivere la propria sessualità come vorrebbero, limitati da una società che ci considera come diversi. Non è più possibile: cultura e informazione significano libertà, per tutti”.