Dai medici di base baresi, è arrivato l’ok per le somministrazioni del vaccino. La Asl di Bari ha concluso, infatti, la procedura di raccolta delle preferenze sulla sede vaccinale espresse dai medici di Medicina generale attraverso una piattaforma informatica. Dai risultati è emerso che oltre il 50% dei medici ha comunicato la possibilità di effettuare la vaccinazione presso una sede vaccinale Asl, il resto nel proprio studio.
All’interno della stessa piattaforma è stata inserita una sezione dedicata ai Medici di Continuità Assistenziale e ai Medici del Servizio Emergenza Urgenza 118 (SEU).
Si definiranno in questi giorni le modalità operative di distribuzione e consegna dei vaccini. Intanto, in parallelo alla imminente partenza dei medici di medicina generale, il Noa (nucleo operativo aziendale) ha avviato le vaccinazioni domiciliari con il supporto di una equipe mobile del Dipartimento di prevenzione. Gli operatori del Cup hanno cominciato a richiamare gli utenti per verificare le condizioni di ogni singola persona invitando quanti hanno la possibilità di spostarsi e/o deambulare a sottoporsi a vaccinazione in ambulatorio. Gli utenti potranno accedere ai centri vaccinali in prossimità dei luoghi di residenza, compreso il nuovo hub Fiera che da oggi sarà attivo, seguendo l’ordine cronologico delle richieste. I soggetti che hanno prenotato la vaccinazione a domicilio inseriti nelle liste ADI (assistenza domiciliare integrata), ADO (assistenza domiciliare oncologica) ADP (assistenza domiciliare programmata) e allettati saranno contattati e vaccinati dal proprio medico di famiglia.
La notizia è giunta dopo alcune denunce inoltrate, nei giorni precedenti, dai medici di famiglia pugliesi.
«Il numero di tamponi effettuati in una giornata, sono pochi rispetto a quella che è la domanda. I colleghi segnalano un grosso disagio: quando chiediamo tamponi per casi sospetti, la prenotazione, se siamo fortunati, è possibile dopo 10 o 12 giorni. Le richieste, poi da ogni singolo caso, aumentano se si tiene conto dell’allargamento del contagio alla rete famigliare. Occorre “incrementare la possibilità di fare tamponi e se non si riesce con la rete pubblica, bisogna che si intervenga con i privati» aveva denunciato Nicola Calabrese, segretario provinciale della Fimmg Bari, la Federazione Italiana Medici Generali, sottolineando la disparità tra disponibilità e richiesta e facendo appello ai vertici della Sanità della Regione Puglia: «Occorre trovare una soluzione che ci permette di fare diagnosi tempestive». Le altre componenti della medicina generale sono sotto stress. Penso ai colleghi delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, che hanno segnalato un importante incremento della loro attività: nonostante sia stato potenziato il servizio nella Asl di Bari, il carico di lavoro li porta a sforare l’orario di servizio. Senza dimenticare i colleghi del 118 allo stremo. C’è una grande sofferenza, non ci arrendiamo, ma c’è bisogno che il meccanismo sanitario funzioni e i cittadini capiscano che il momento è critico».
Un appello anche in vista della campagna di vaccinazione: «Subito gli elenchi dei pazienti fragili» è la richiesta della Fimmg: «Se i pazienti cominciano a chiamarci per chiedere dei vaccini, è un problema. Ci vuole un po’ di pazienza: i colleghi stanno lavorando per individuare e redigere questi elenchi, definire quali sono i loro pazienti e pian piano li contatteranno. Credo che la categoria più estesa numericamente sia rappresentata dai pazienti diabetici, seguono poi i cardiopatici gravi e i pazienti con patologie respiratorie, che fanno ossigenoterapia».
I medici hanno lamentato l’assenza degli elenchi dei pazienti con gravi disabilità (ai sensi della legge 104, art. 3 comma 3: «È un dato che noi non conosciamo e per cui chiediamo ausilio all’Inps o alla Asl. Redigere gli elenchi di tutti i pazienti fragili ha una duplice valenza. Individuare chi sono, per iniziare a programmarli appena ci sarà la disponibilità del vaccino e capire quanto vaccino occorre per poter organizzare in termini organizzativi questa macchina complessa».
A far proprio l’appello è stato anche Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari, riprendendo una lettera con cui 130 medici di famiglia baresi hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica il carico burocratico che grava sulla loro attività quotidiana in tempi di Covid, che impedisce loro di poter offrire ai pazienti un’adeguata assistenza: «Le preoccupazioni dei colleghi della medicina generale sono legittime e non possono più essere ignorate. È una situazione che sembra uscita dal teatro dell’assurdo, se non fosse che qui c’è la vita delle persone in gioco. L’aspetto più incredibile è il balletto sui tamponi in cui il medico di famiglia è costretto a giocare a rimpiattino con il Dipartimento di prevenzione, in un giro vorticoso di mail, per riuscire a prenotare un test per i propri assistiti. Dato che i medici di famiglia operano già sulla piattaforma Giava, non sarebbe più semplice se potessero prenotare direttamente i tamponi sulla piattaforma avendo accesso al calendario, invece di ricevere continue mail di mancata disponibilità e dover ripartire dal via con una nuova richiesta? Rispetto ai tamponi, oltre al problema organizzativo, esiste anche un problema di capacità, per superare il quale dovremmo dare la possibilità di prenotare in via del tutto eccezionale anche presso i centri di analisi privati. Altrimenti, nell’attesa della conferma di positività rischiamo che i cittadini non si attengano all’isolamento».
Anche Anelli ha insistito, poi, sulla questione vaccini: «Un altro fronte in cui le carenze organizzative si fanno sentire è quello dei vaccini: a Bari ancora oggi non tutti i medici sono stati vaccinati. Inoltre, la cattiva organizzazione si traduce in un aggravio di lavoro per il medico di famiglia. In attesa di un appuntamento che non arriva, i pazienti si rivolgono ovviamente al proprio medico. E bene che Asl e regione diano informazioni chiare e veritiere circa l’andamento della campagna vaccinale. Sappiamo già che l’annunciata data del 29 marzo, come partenza della campagna di vaccinazione a domicilio, non verrà rispettata perché a oggi manca la definizione delle modalità e del canale di approvvigionamento delle dosi di vaccino per i medici di famiglia. Dannoso quindi fare annunci a mezzo stampa che vengono puntualmente disattesi, perché il giorno successivo, in piena zona rossa i medici di famiglia si ritrovano fuori dalla porta dello studio la fila di pazienti che vogliono essere vaccinati e devono gestire la loro comprensibile frustrazione, sottraendo risorse al tempo di cura. Il telefono e Whatsapp non smettono mai di squillare e ricevere messaggi. Al momento un medico di famiglia lavora 12 ore al giorno per 7 giorni. E tutto il tempo che deve dedicare a incombenze burocratiche inutili o dovute alla cattiva organizzazione è tempo sottratto alla cura e all’ascolto dei pazienti».