Sembrava un viaggio come tutti gli altri. Come ogni giorno.
Il posto che a quell’ora, verso le 14, di ritorno da Bari, qualche volta c’è, qualche volta non c’è.
Lo stillicidio un po’ fastidioso delle fermate, in attesa di arrivare finalmente a casa.
Dopo Bitonto, il treno riparte.
Appena il tempo di uscire dalla stazione ed ecco il botto, il trambusto, la frenata disperata.
“Ero sul primo vagone – racconta ancora sotto choc la signora – quando all’improvviso è sbucato l’uomo sulle rotaie, eravamo oltre il passaggio a livello. Una giovane studentessa di medicina, anche lei in prima vettura, è scesa immediatamente a prestare soccorso al ferito. Ha usato i lacci delle scarpe per fermare l’emorragia. E’ stato terribile. Doveva avere cinquant’anni circa, una gamba irrimediabilmente spezzata ed una ferita profonda alla tempia, però aveva un residuo di coscienza che faceva ancora sperare“.
“Voi avete scritto che c’era gente che urlava e piangeva ed è la verità. Molte persone gridavano per la rabbia perché il 118 tardava ad arrivare. Nessuno ce l’ho con gli operatori, è bene ribadirlo, sappiamo bene che fanno il loro dovere fra mille difficoltà.Ma è tutto il sistema che non va bene: sicuramente le ambulanze sono giunte almeno dopo quaranta minuti. E di certo perché dovevano arrivare ambedue da fuori Bitonto. Una vergogna assoluta, se penso che nella vostra città prima avevate un nosocomio efficiente o comunque un buon pronto soccorso. Una scena tremenda, quel signore sotto il treno sulle rotaie, fra pietre e traversine, difficile da cancellare dalla memoria…“, conclude la donna, con la voce rotta dal pianto.