All’Università di Bari progettati nuovi anticorpi per la terapia del Covid-19
Un lavoro condotto da un team tutto barese, coordinato in questo progetto dal Dott. Ciro Leonardo Pierri del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, presenta per la prima volta una possibile conformazione “post-fusione” della proteina “spike” del virus SARS-CoV-2, responsabile della fusione dell’involucro proteico del virus con le membrane delle cellule umane mediante l’interazione “chiave-serratura” tra proteina “spAike” virale (che funge da chiave) e recettore ACE2 umano (che funge da serratura).
Lo studio, sostenuto dall’Associazione AIRM e dal MIURha permesso di far luce su alcuni dettagli molecolari dei meccanismi di infezione da SARS-CoV-2, ancora sconosciuti, ed è stato messo a disposizione della comunità scientifica dal 16 aprile 2020 sulla piattaforma biorxivdove è stato visualizzato nella sua prima versione da oltre 5000 ricercatori in tutto il mondo.
Una versione più completa del lavoro è stata ora pubblicata, dopo revisione tra pari, su Cell Molecular Life Sciences, un importante giornale del gruppo Springer.
I risultati delle analisi condotte hanno almeno due implicazioni nella gestione della emergenza COVID-19. La prima implicazione riguarda la possibilità di disegnare nuovi anticorpi terapeutici ad alta affinità per la proteina “spike” del virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia. I suddetti anticorpi, una volta validate le analisi strutturali, potrebbero essere impiegati per prevenire l’interazione tra proteina “spike” virale e proteina “ACE2” umana, riducendo di fatto le complicazioni dovute all’infezione. Lo studio propone, inoltre, un “framework” molecolare, in cui sono presenti simultaneamente proteina “spike” virale, recettore umano “ACE2” e possibili anticorpi terapeutici neutralizzanti. Questo framework molecolare permetterà di disegnare anticorpi terapeutici anche contro futuri coronavirus che usino le interazioni tra la proteina-chiave “spike” virale e la proteina-serratura “ACE2” umana.
La seconda implicazione riguarda la possibilità di utilizzare le conoscenze acquisite circa le variazioni conformazionali della proteina-chiave “spike” virale e delle sue interazioni con la proteina-serratura “ACE2” umana e/o con possibili anticorpi terapeutici, per sviluppare kit diagnostici quantitativi ad alta sensibilità e specificità per la rivelazione di infezioni viralidovute a SARS-CoV-2.
Allo studio hanno preso parte i giovanissimi dottori Ivan Mercurio e Francesco Busto, attualmente studenti del corso di laurea magistrale in Biotecnologie Industriali e Ambientali dell’ Università di Bari. Inoltre allo studio hanno partecipato un’altra ricercatrice del dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica, la dott.ssa Anna De Grassi e il dottor. Vincenzo Tragni, attualmente dottorando del corso di dottorato in “Biodiversità Agricoltura e Ambiente.