Uno si chiede, esterrefatto: ma com’è possibile che accadano certe cose a Bitonto? Sì, in una città dove tutti danno la giusta precedenza con un sorriso e parcheggiano correttamente nelle zone delimitate dalle strisce bianche e blu, dove ognuno conferisce i rifiuti negli appositi cassonetti della differenziata, e nessuno impenna con un motocross fra i vicoli del Borgo antico, è impossibile che accadano certe cose. Dunque. Ieri mattina, su un marciapiede prospiciente piazza Marconi all’imbocco di via Crocifisso, due donne si sfidano a singolar tenzone. Pino della discordia, l’incerta natura sessuale dei loro figli. Come gli eroi cantati da Omero, la prendono da lontano e, così, ruzzolano giù dai rami dei rispettivi alberi genealogici avi di ogni tipo: padri provvisti di appendici temporali e madri dai dubbi costumi morali, almeno così garantiscono urlando. Poi, mettono alla prova a vicenda la tenuta del cuoio capelluto e passano a più spicci metodi tysoniani. Un uomo s’improvvisa paciere e rimedia solo un plastico volo sul cofano di un’auto. Intervento due baschi verdi, ma le protagoniste della resa dei conti sono indomabili e non ammettono intrusi nella loro disfida. Tant’è che, poi, tutto ad un tratto, come un uragano che si spenga dopo aver tutto devastato, prendono e vanno via, giurando di proseguire altrove l’infuocato alterco. Frattanto, si leva un doloroso grido, un anziano steso sull’asfalto chiede disperatamente aiuto. Un bellimbusto tutt’altro che longilineo pare che lo abbia scaraventato per le terre speronandolo con la sua bici elettrica. “Sé, e mou u pigghi a cur, s n’è sciut controsens”, un presente in chiaro idioma transalpino dissuade un cittadino intenzionato a far vendetta di quel poveretto malconciato. Insomma, non ci si annoia proprio nella città dell’Ulivo…